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Indagini su consulenze: "Avanti con fermezza"

La Corte dei conti indaga sulle consulenze alla Regione. Finalmente. Cerca una risposta alla più ovvia delle domande: è sempre stato necessario assoldare esperti esterni oppure il Presidente e gli assessori hanno sprecato il denaro dei contribuenti? Un interrogativo non proprio trascurabile visto il carico fiscale che grava sui siciliani costretti già a versare una sovrattassa per finanziare la sanità. Come mai la Regione nonostante ventimila dipendenti e duemila dirigenti (un record nazionale) ha avuto bisogno di un numero tanto elevato di collaboratori? Solo nel 2011 ben 110 per un costo complessivo di oltre 1,2 milioni. In calo, rispetto al 2010, quando erano stati 142 per 1,3 milioni. L’indagine si spinge ancora più indietro. Fino al 2008, con l’inizio della presidenza di Raffaele Lombardo. Quest’anno, i consulenti esterni nominati sono stati 83. Almeno finora, perché nonostante il presidente si sia dimesso e gli assessori siano a termine il timbrificio non si è fermato. Davvero, il «vizio» delle consulenze non ha limiti. Nemmeno quelli di tempo. Assessore e Presidente, fino all’ultimo, non sono riusciti mai a trovare le professionalità adeguate all’interno. Solo consulenti, pagati fior di quattrini. La magistratura contabile vuole fare chiarezza. È forte il dubbio che dietro tanto spreco ci sia un grosso danno erariale che qualcuno, speriamo, verrà chiamato a risarcire. Perchè non sarà semplice, da parte dei componenti della giunta, giustificare tante nomine. Alcune forti di indiscutibili professionalità, altre di curricula traballanti. Dal trombettista al suonatore di piano bar, da gente senza laurea a personaggi con il solo merito di essere vicini ai partiti di maggioranza. Soldi tanti. Trasparenza poca. Perchè è stata disattesa la più elementare regola da adottare quando si usano risorse pubbliche: capire a chi vanno i soldi, perché e come. Lombardo, nel tentativo di arginare lo scandalo, aveva garantito che tutti gli uffici avrebbero pubblicato gli elementi necessari al giudizio dell’opinione pubblica. Promessa, ovviamente, non rispettata. Pochi gli assessorati che si sono sottoposti all’obbligo (la maggioranza si è trincerata dietro un inesistente segreto d’ufficio). Gli altri hanno offerto risultati a dir poco deludenti. Esperti (?) dalla capacità incerta e relazioni finali di poche paginette scritte come termini delle elementari. Difficile sfuggire al sospetto che si trattasse di semplici «clientes» o di amici degli amici cui era difficile negare un favore ed uno stipendio. Ancora una volta a certificare lo scandalo è stata la magistratura. Facile immaginare che la Corte dei Conti, oltre a svolgere il suo lavoro di controllo contabile, trasmetterà gli atti alla Procura se emergessero profili di reato. Così, ancora una volta, toccherà a un giudice difendere i diritti dei cittadini. Con buona pace di quanti poi si lamentano dell’invadenza dei magistrati. Forse se le amministrazioni pubbliche fossero meno disponibili alle pressioni esterne sarebbero più credibili gli appelli per riportare le Procure entro i limiti istituzionali. I magistrati che diventano star nascono da copioni come questo

di NINO SUNSERI

La Corte dei conti indaga sulle consulenze alla Regione. Finalmente. Cerca una risposta alla più ovvia delle domande: è sempre stato necessario assoldare esperti esterni oppure il Presidente e gli assessori hanno sprecato il denaro dei contribuenti? Un interrogativo non proprio trascurabile visto il carico fiscale che grava sui siciliani costretti già a versare una sovrattassa per finanziare la sanità. Come mai la Regione nonostante ventimila dipendenti e duemila dirigenti (un record nazionale) ha avuto bisogno di un numero tanto elevato di collaboratori? Solo nel 2011 ben 110 per un costo complessivo di oltre 1,2 milioni. In calo, rispetto al 2010, quando erano stati 142 per 1,3 milioni. L’indagine si spinge ancora più indietro. Fino al 2008, con l’inizio della presidenza di Raffaele Lombardo. Quest’anno, i consulenti esterni nominati sono stati 83. Almeno finora, perché nonostante il presidente si sia dimesso e gli assessori siano a termine il timbrificio non si è fermato. Davvero, il «vizio» delle consulenze non ha limiti. Nemmeno quelli di tempo.
Assessore e Presidente, fino all’ultimo, non sono riusciti mai a trovare le professionalità adeguate all’interno. Solo consulenti, pagati fior di quattrini. La magistratura contabile vuole fare chiarezza. È forte il dubbio che dietro tanto spreco ci sia un grosso danno erariale che qualcuno, speriamo, verrà chiamato a risarcire. Perchè non sarà semplice, da parte dei componenti della giunta, giustificare tante nomine. Alcune forti di indiscutibili professionalità, altre di curricula traballanti. Dal trombettista al suonatore di piano bar, da gente senza laurea a personaggi con il solo merito di essere vicini ai partiti di maggioranza.
Soldi tanti. Trasparenza poca. Perchè è stata disattesa la più elementare regola da adottare quando si usano risorse pubbliche: capire a chi vanno i soldi, perché e come. Lombardo, nel tentativo di arginare lo scandalo, aveva garantito che tutti gli uffici avrebbero pubblicato gli elementi necessari al giudizio dell’opinione pubblica. Promessa, ovviamente, non rispettata. Pochi gli assessorati che si sono sottoposti all’obbligo (la maggioranza si è trincerata dietro un inesistente segreto d’ufficio). Gli altri hanno offerto risultati a dir poco deludenti. Esperti (?) dalla capacità incerta e relazioni finali di poche paginette scritte come termini delle elementari. Difficile sfuggire al sospetto che si trattasse di semplici «clientes» o di amici degli amici cui era difficile negare un favore ed uno stipendio.
Ancora una volta a certificare lo scandalo è stata la magistratura. Facile immaginare che la Corte dei Conti, oltre a svolgere il suo lavoro di controllo contabile, trasmetterà gli atti alla Procura se emergessero profili di reato. Così, ancora una volta, toccherà a un giudice difendere i diritti dei cittadini. Con buona pace di quanti poi si lamentano dell’invadenza dei magistrati. Forse se le amministrazioni pubbliche fossero meno disponibili alle pressioni esterne sarebbero più credibili gli appelli per riportare le Procure entro i limiti istituzionali. I magistrati che diventano star nascono da copioni come questo.

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