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Attentato di Brindisi, subito la verità

La giovane vita di Melissa travolta da una violenza tanto orrenda sconvolge la vita di tutti. Inutile nasconderlo. Davanti a fatti come quelli di Brindisi, un sentimento di paura si diffonde dentro di noi. Di tutti noi. Come ci diceva ieri, appresa la notizia, un signore che incontravamo davanti al giornale: “Ma allora dobbiamo pure temere quando portiamo i nostri figli a scuola?...”. Le domande si affollano. Siamo ad una ripresa del terrorismo mafioso? Si guarda ai tanti percorsi terribili. Favoriti dai tempi e coincidenze. Sono i giorni in cui si celebra l’anniversario di Falcone. Brindisi, proprio Brindisi, è una delle città toccate dalla carovana antimafia di Don Ciotti. La scuola è intestata alla moglie di Falcone, Francesca Morvillo. Studenti che vincono, proprio in quell’Istituto, un premio alla legalità, la vicinanza del tribunale alla scuola, un processo prossimo contro la Sacra Corona Unita (potente organizzazione del crimine)... Ma ci sono tante Brindisi, tante scuole Morvillo e Falcone. Diventano tutti obbiettivi sensibili? Se questo accadesse, come osserva Sergio Lari non ci sarebbero difese. O siamo invece ad un nuovo gesto del terrorismo eversivo?
A nuove esplosioni dopo la sortita di qualche giorno fa contro Roberto Adinolfi, principale manager dell’Ansaldo nucleare? Ad una nuova incursione lungo il disegno scoperto di trovare consensi e sviluppo nel disagio sociale che ha nel Sud valori sempre più ampi? Forse, come tutti speriamo, siamo a niente di tutto questo. Malgrado la ricerca intensa di ipotesi e spiegazioni, dobbiamo prendere atto di una certezza. Tutto è per ora incerto. Ma ci sono buone ragioni per ritenere di non essere al peggio. Le armi usate (tre bombole di gas collegate da un timer) sono rudimentali e insolite. Antonio Manganelli, capo della polizia, dice che siamo davanti a modelli di esecuzione cui mai hanno fatto ricorso finora mafie e protagonisti dell’antagonismo terrorista. Piero Grasso, procuratore nazionale antimafia, afferma che nessuna ipotesi è trascurata dagli investigatori. Facendo capire che potrebbero entrarci mafia e terrorismo ma anche altro. Cataldo Motta, procuratore di Lecce, afferma che potrebbe non entrarci la mafia. Davanti a tutto questo, oggi, due esigenze si impongono. La prima riguarda i tempi delle indagini. Bisogna far presto. Impegnare al massimo intelligence e uomini di polizia. Per diradare le nubi. Offrire le certezze di cui abbiamo bisogno. Antonio Manganelli ci assicura che sono al lavoro a Brindisi gli investigatori migliori. Confidiamo allora in risultati buoni e in tempi adeguati. La seconda riguarda tutti noi. I giornalisti in primo luogo. Rispettino il lavoro degli investigatori, sostenendolo. Non si producano nel gioco delle congetture. La politica infine sappia mobilitare le sue forze migliori. Per sostenere governo ed istituzioni nello sforzo di chiarezza che i cittadini chiedono con ansia. Mafia e terrorismo sono fenomeni che hanno sconvolto il nostro passato e minacciano il presente. Proprio per questo diventerebbe irresponsabile ipotizzare mafia o terrorismo quando non ci sono. Tante pagine rosse di sangue stanno dietro di noi. Speriamo non ce ne siano altre davanti a noi.

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