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Il coraggio di Addiopizzo e il risveglio di Palermo

Sono passati quasi otto anni da quando la città si risvegliò tappezzata di adesivi listati a lutto con su scritto: «Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità». Una forte scossa che dopo anni di silenzi e reticenze, infranse per la prima volta a Palermo il muro dell’omertà retto dalla mafia.
Ancorché fossero trascorsi molti anni dal 1991, a Palermo era ancora vivo il ricordo dell’imprenditore Libero Grassi assassinato perché aveva osato opporsi alle logiche di cosa nostra, ritrovandosi però drammaticamente solo.
Molti anni dopo giunse la stagione inaugurata da Addiopizzo. Fino a quel momento la piaga del pizzo era considerata un tabù del quale, tra tanti operatori economici, non si proferiva perfino parola, nonostante tale morsa attanagliasse capillarmente tutta Palermo.
Ricordo ancora quando per la prima volta incontrai alcuni di loro, ragazzi sconosciuti. Daniele Marannano, Ugo Forello e Vittorio Greco si presentarono in Procura e furono ricevuti da me che allora ero Procuratore di Palermo. In quell’occasione mi parlarono della loro idea del consumo critico, dello sforzo di ottenere il sostegno dei consumatori per convincere imprenditori e commercianti a maturare il coraggio e la forza di liberarsi dall’odioso fenomeno del racket.
Mi parve subito un’iniziativa geniale, da appoggiare senza riserve e chiesi immediatamente cosa potessi fare per loro: mi chiesero sostegno morale e consigli pratici su come proseguire il loro percorso. Dopo quel primo incontro, subito contattai telefonicamente il condirettore del «Giornale di Sicilia» Giovanni Pepi, che offrì le pagine di questo giornale per pubblicare i nomi di tutti i cittadini che avrebbero aderito all’impegno di fare acquisti solo da chi non paga il pizzo.
Sin dall’inizio Addiopizzo avviò la sua asfissiante azione per strada e porta a porta e raccolse migliaia di adesioni di cittadini-consumatori, rese pubbliche nel maggio del 2005. Fu una svolta epocale che risvegliò le forti emozioni della società dei lenzuoli, delle catene umane spontaneamente formatesi dopo le stragi di Falcone e Borsellino.
Sembra che tutto sia successo solo poco tempo fa, in realtà sono già passati diversi anni ed è stata fatta davvero tanto strada, anche se ancora molta ne rimane da fare.
La VII Festa di Addiopizzo con la fiera del consumo critico nel Giardino Inglese di Palermo è un nuovo traguardo che testimonia la straordinaria vivacità e resistenza di un movimento presente in città da oramai diversi anni.
Questi giorni rappresentano un’occasione da non perdere per chi vuol condividere l’impegno e la passione di giovani del movimento che hanno percorso un cammino entusiasmante, prodigioso, sempre all’insegna della sfida.
Oggi quei ragazzi di Addiopizzo, che oramai è anacronistico definire tali, sono cresciuti, hanno maturato esperienze importanti, rimangono impegnati e sentendo tutta la responsabilità di non tradire la fiducia di tanti commercianti e imprenditori che grazie al loro ausilio si sono liberati dal dramma dell’estorsione.
Sono oltre 700 gli esercizi commerciali e le imprese che fanno parte del circuito del consumo critico e più di 10.000 i consumatori che si sono assunti l’impegno di compiere i loro acquisti presso coloro che in questi anni hanno detto di no alla mafia.
Il fenomeno del racket risulta ancora adesso diffuso, anche se rispetto al passato si sono creati i presupposti per collaborare con lo Stato senza essere lasciati soli, come invece accadeva in passato.
Tuttavia, nonostante le molteplici e continue operazioni di polizia, in cui molte vittime, seguite da Addiopizzo e Libero Futuro, hanno trovato la forza e il coraggio di ribellarsi al racket delle estorsioni, rimangono ancora tanti coloro i quali sono taglieggiati.
Ad Addiopizzo va riconosciuto anche il merito di non essere entrato negli anni in beghe partitico-elettorali, pur essendo riuscito a svolgere un’importante azione concreta dal forte impatto politico, sociale e culturale su tutto il territorio.
Sono fermamente convinto che rappresenta la speranza che finalmente si avvii, col contributo di tutti - magistrati e polizia giudiziaria, istituzioni e cittadini - quel processo di rinnovamento culturale che è indispensabile per un vero cambiamento.
Ad maiora.
*Procuratore nazionale antimafia

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