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Finalmente hanno capito?

Alla fine, forse, hanno capito. Luigi Angeletti annuncia che la Uil non prenderà parte allo sciopero generale programmato dalla Cgil perché servirebbe solo a far cadere il Pil dello 0,5%. Contemporaneamente Pierluigi Bersani dichiara che il Pd è favorevole a dimezzare i rimborsi elettorali. E Angelino Alfano afferma di non ricorrere al finanziamento dei partiti per il suo nuovo soggetto politico. Esempi di buon senso. Certo la previsione di Angeletti appare un po’ catastrofica. Lo 0,5% del Pil equivale a circa 80 miliardi. Davvero otto ore di astensione hanno un costo tanto elevato? In ogni caso resta il dato simbolico. Il riconoscimento che lo sciopero non serve assolutamente a nulla. Casomai a creare nuove povertà. La globalizzazione ha cambiato i parametri. In Francia la reazione dei mercati condizionerà il voto sul nuovo inquilino dell’Eliseo che, per com’è costruita la Quinta Repubblica, è uno degli uomini più influenti del mondo. Figuriamoci che cosa può contare uno sciopero in Italia. La competizione si costruisce sull’efficienza, sulla qualità, sui doveri. Ormai è chiaro che di troppi diritti si muore.
Fa male anche l’indigestione di privilegi. Sembra averlo capito il segretario del Pd annunciando la disponibilità al taglio dei rimborsi ai partiti. Conosciamo l’obiezione: la democrazia costa, togliere il sostegno pubblico significa consegnare il Parlamento alle lobby. È insopportabile, però, vedere che mentre il Paese tira la cinghia il tesoriere della Lega si occupa di collezionare diamanti e lingotti d’oro. In realtà il sistema di finanziamento dei partiti c’è, come negli Stati Uniti. Farli diventare destinatari del 5 per mille. Simpatizzanti, attivisti, semplici elettori potrebbero sostenere le loro idee non solo con il voto, ma anche con un contributo in denaro. Un sistema semplice e trasparente. È presumibile che la dotazione finanziaria sarebbe inferiore all’attuale. Ma le diete fanno bene.

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