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I giovani si devono staccare dai genitori

Un lettore, che si firma con lo pseudonimo chiddici, mi scrive: «Premetto che condivido molto spesso le opinioni espresse con grande garbo ed equità da Aldo Forbice. Sul punto riguardante i figli che preferiscono stare accanto a mamma e papà, osservo che i genitori costituiscono, specie nel Meridione, una  risorsa  «sociale» che sopperisce alle mancanze dello Stato. Quando vogliono mettere su famiglia, i giovani trovano nei propri genitori un valido aiuto nella gestione quotidiana (a esempio affidando i piccoli in mancanza di strutture pubbliche quali asili nido, etc.). Non parliamo poi del posto fisso (e relativa busta paga) che costituisce la condition sine qua non per ottenere un mutuo per comprare una casa. Come la mettiamo, caro Forbice?» L’opinione del lettore andrebbe bene in una situazione «normale», cioè in un’economia in grado di assorbire i giovani nel mercato del lavoro, con o senza posto fisso.


Così non è, in tutta Italia e soprattutto in Sicilia. E allora che senso ha inseguire il posto fisso (che è solo l’araba fenice) o considerare i propri genitori «un valido aiuto» nell’organizzazione quotidiana? In una realtà, dove il 30 per cento dei giovani rimane disoccupato, in un paese con 2 milioni di ragazzi non motivati neppure a cercar lavoro (e che non frequentano scuole e università), che cosa discutiamo sul posto fisso? È già importante trovare un lavoro, anche uno qualsiasi, anche se non è adeguato al proprio titolo di studio (diploma o laurea). È sempre meglio che fare il «bamboccione» e/o il disoccupato perennemente «vittima» della società o dello Stato. E se il lavoro non si riesce a trovare nella propria terra – lo so che lei è di parere diverso - è meglio emigrare: nelle regioni del Nord o in altri paesi, europei e no. Ogni anno almeno 50.000 ragazzi seguono questa strada, non auspicabile ma necessaria. E la grande maggioranza ce la fa, acquisendo una dignità professionale di grande rispetto e conseguendo una esperienza di vita che servirà loro per sempre».

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