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Il Governo e i dubbi sul decreto anticorruzione

Non si sblocca la situazione al Senato sul controverso ddl anticorruzione. L'intesa che sembrava faticosamente raggiunta nella Conferenza dei capigruppo su un nuovo emendamento del governo che sostituisce il primo articolo, bocciato dall'Aula con due successive votazioni, è naufragata subito dopo conosciuto il nuovo testo. L'opposizione ha respinto, con toni anche accesi, la proposta dell'esecutivo sulla struttura di controllo della corruzione nella pubblica amministrazione. Il testo, grazie anche alla mediazione del presidente del Senato Renato Schifani apprezzata dal Pd, è stato ritirato e la questione è stata accantonata mentre l'Aula è andata avanti sul resto del provvedimento.
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Il pomo della discordia è sempre lo stesso: il governo anche nella nuova formulazione, che passa dall'idea originaria di mettere in piedi un «Comitato anticorruzione» presieduto da Berlusconi e composto dai ministri (cosa che ieri aveva fatto infuriare Pd, Idv e Terzo Polo) alla proposta di una Commissione indipendente che informa il Parlamento, lascia comunque all'esecutivo il potere di nomina dei suoi componenti. L'opposizione invece chiede una Autorità terza del tutto sganciata dall'esecutivo. «È stato tradito - ha affermato in Aula Anna Finocchiaro - un clima di disponibilità. La rapacità e l'arroganza con la quale si vuole tenere in capo alla funzione pubblica l'intera partita è del tutto insostenibile». «Non si rispettano i patti e noi non abbiamo l'anello al naso» ha detto ancora la capogruppo del Pd seguita da Idv e Udc nella denuncia di un «dietrofront» del governo dopo le assicurazioni di ieri sera. In Aula il clima si è fatto subito teso al punto che il vice presidente del Pdl, Gaetano Quagliariello ha invitato il governo a ritirare l'emendamento sostituendolo con un altro dai tratti essenziali, allo scopo di lasciare aperti margini di dialogo in commissione. A questo punto è intervenuto il presidente del Senato che, regolamento alla mano, ha spiegato che «solo in presenza di una convergenza unanime dell'Aula è possibile discutere di un argomento già votato e bocciato». Preso atto della situazione, i sottosegretari Andrea Augello e Giacomo Caliendo hanno ritirato l'emendamento contestato.



In sostanza maggioranza e opposizioni sono condannate a trovare una intesa piena sul Comitato o Autorità di controllo perchè in caso contrario qualsiasi nuovo testo del governo è inammissibile trattandosi di materia già sottoposta al voto dell'Assemblea. Nasce da questa situazione l'appello a fine mattinata di Schifani a superare i contrasti e il richiamo al «senso di responsabilità» da parte di tutti. «Mi auguro - ha detto il presidente del Senato - che nei giorni a seguire si possa lavorare ad un testo condiviso». Il ruolo svolto da Schifani di garante della correttezza delle procedure parlamentari è stato apprezzato dal Pd e Anna Finocchiaro lo ha ringraziato «per la coerenza e il rispetto delle intese raggiunte».Il presidente del Senato Renato Schifani.foto ansaLa questione dell’anticorruzione sembra orientarsi verso una trattativa che possa portare a una soluzione condivisa. Il governo ha ritirato l’emendamento sulla nomina da parte dell’esecutivo della commissione che dovrebbe vigilare sulla moralità e sull’inaccessibilità dei pubblici funzionari. Dovrebbe cioè sforzarsi di evitare che le mazzette provenienti da imprenditori e faccendieri raggiungano politici e dirigenti dello Stato.



Su questo punto l’opposizione ha dato battaglia e ha mandato sotto il governo. Invoca un’autorità realmente indipendente e certamente terza: l’intervento dell’esecutivo nella nomina dei commissari sciuperebbe queste immagini idilliache di una democrazia perfetta. Le autorità di controllo dovrebbero essere imparziali e indipendenti, soprattutto dal potere esecutivo. Questa posizione è soltanto formale e per certi versi cavillosa. In Italia non esistono organismi di garanzia che risultino immuni dal virus della politica.
Anche la Corte costituzionale nella sua composizione porta i segni della designazione politica. Dove sta l’indipendenza, l’invocata terzietà? Non c’è nessun organismo che offra questi requisiti: anche la gestione del servizio pubblico radiotelevisivo risponde a criteri di spartizione e di equilibri politici. Il problema vero della legge anticorruzione è di stabilire criteri e metodi di intervento, quindi di garantire risultati efficaci, ancora indipendentemente dall’origine delle nomine.



Affidare al governo la sfida contro la corruzione non è un errore: 1) perché l’esecutivo può avere in mano tutti gli strumenti di controllo; 2) perché è un elemento in più per valutare l’efficacia dell’azione del governo. Non è necessario che gli ispettori chiamati a occuparsi della sgradevole materia abbiano la divisa degli indipendenti, l’importante è che sciolgano i tanti nodi che legano la parte peggiore dell’imprenditoria alla frazione deteriore dei funzionari in vendita. Sull’indipendenza degli organismi di garanzia si può discutere per mesi, senza per altro arrivare a conclusioni certe,in un Paese in cui molti non sono indipendenti da se stessi o almeno dalle mogli. L’importante è che l’Italia non occupi più i posti maledetti nella lista dei Paesi corrotti. Abbiamo bisogno di dati confortanti e non saranno i discorsi teorici dell’opposizione a farci diventare più affidabili e rispettabili.

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