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Addiopizzo e i ragazzi che svegliano Palermo

La manifestazione di quest’anno cade a 20 anni dall'assassinio di Libero Grassi, che per i giovani di Addio pizzo rappresenta il riferimento morale. Allora ero procuratore di Palermo. Mi parlarono della loro idea del consumo critico, di cercare la collaborazione dei consumatori per convincere i commercianti amaturare il coraggio di liberarsi dal racket. Il Giornale di Sicilia offrì le sue pagine, pubblicando i nomi dei cittadini che si impegnavano a fare acquisti solo da chi non paga il pizzo. Siamo già alla VI  edizione  della festa di Addiopizzo, con la fiera del consumo critico nella location di Villa Trabia a Palermo: occasione da non perdere per chi vuol mostrare di condividere l'impegno e la passione dei giovani del movimento, che hanno percorso un cammino entusiasmante, prodigioso, sempre all'insegna della sfida. Quest'anno la manifestazione assume un significato particolare perché si inserisce nel ventesimo anniversario dell'assassinio di Libero Grassi, che per i giovani di Addiopizzo ha rappresentato, in questi anni, il principale riferimento morale. Ricordo ancora quando per la prima volta incontrai alcuni di loro, ragazzi sconosciuti, Daniele Marannano, Ugo Forello e Vittorio Greco si presentarono in Procura e furono ricevuti da me che allora ero Procuratore di Palermo.


Mi parlarono della loro idea del consumo critico, di cercare di ottenere la collaborazione dei consumatori per convincere gli imprenditori e i commercianti a maturare il coraggio e la forza di liberarsi dall'odioso fenomeno del racket. Mi parve subito un'iniziativa geniale, da appoggiare senza riserve e chiesi immediatamente cosa potessi fare per loro: mi chiesero sostegno morale e consigli pratici su come proseguire il loro percorso. Subito contattai telefonicamente il condirettore Giovanni Pepi, che offrì le pagine di questo giornale per pubblicare i nomi di tutti i cittadini che avrebbero aderito all'impegno di fare acquisti solo da chi non paga il pizzo. Così si buttarono sulla strada e porta a porta raccolsero migliaia di adesioni, rese pubbliche nel maggio del 2005. Fu una svolta epocale che risvegliò le forti emozioni della società dei lenzuoli con su scritto «no alla mafia», delle catene umane spontaneamente formatesi dopo le stragi di Falcone e Borsellino. Ancora una volta, circa cinquemila cittadini, vincendo le spinte alla rassegnazione, all'indifferenza, alla paura, all'omertà, consentivano ad associare sul Giornale di Sicilia il loro nome ad un'azione di contrasto alla mafia. Oggi quei ragazzi di Addiopizzo sono aumentati, sono cresciuti, sono più adulti, hanno maturato importanti esperienze, non hanno mai allentato l'impegno, sentono la responsabilità di non tradire la fiducia di tanti commercianti ed imprenditori, che si sono rivolti a loro. Rappresentano col loro movimento la speranza che finalmente si avvii, col contributo di tutti - magistrati e polizia giudiziaria, istituzioni e cittadini - quel processo di rinnovamento culturale che è indispensabile per un vero cambiamento. Convinti di ciò, hanno partecipato ad incontri in centinaia di scuole di ogni ordine e grado, a contatto con migliaia di studenti che hanno avuto modo di conoscere la loro iniziativa sul consumo critico antiracket. I consumatori che aderiscono all'iniziativa sono arrivati ad oltre diecimila, gli operatori economici che chiedono supporto e assistenza per affrancarsi dal racket sono aumentati sino a quasi 700 unità. Oggi il movimento Addiopizzo per le dimensioni che ha raggiunto ha bisogno di rafforzarsi ancora di più sul territorio, di accrescere ulteriormente la credibilità e la fiducia verso gli operatori economici, di contribuire in maniera più incisiva a quel processo di rinnovamento culturale indispensabile per un vero cambiamento. Il fenomeno del racket risulta ancora adesso molto diffuso, anche se rispetto al passato si sono create le condizioni favorevoli per collaborare con lo Stato senza essere lasciati soli, come invece purtroppo accadde a Libero Grassi.


Tuttavia, nonostante le molteplici e continue operazioni di polizia, in cui diverse vittime, seguite anche da Addiopizzo e Libero Futuro, hanno trovato la forza e il coraggio di ribellarsi al racket delle estorsioni, rimangono ancora poche le denunce di commercianti ed imprenditori. Proprio perché non si è creata una mobilitazione di massa è importante che movimenti come quello di Addiopizzo non abbassino la guardia e proseguano con l'impegno e la tenacia di questi anni. Credo davvero che uno dei meriti di questo movimento sia stato quello di non essersi politicizzato, di aver mantenuto una vigile attenzione, mai scaduta nel facile qualunquismo polemico, sul ruolo dell'attuale classe dirigente e sull'attività della politica, valutata con sereno distacco da ogni logica di appartenenza. Sono fermamente convinto che costituiscono la speranza di liberare un giorno la nostra terra dall'oppressione del ricatto mafioso. Peraltro con l'entrata in vigore - e la recente applicazione in un primo caso da parte della Procura di Reggio Calabria - della legge sul cosiddetto obbligo di denuncia per gli imprenditori aggiudicatari di opere pubbliche, si può porre in essere un vero e proprio scudo legale da contrapporre a questi parassiti della società, per realizzare una rivolta senza precedenti che elimini la mafia. Di strada ne è stata fatta tanta, ma tanta ce n'è ancora da fare. 


*Procuratore nazionale antimafia

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