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Quei mercatini senza regole

Dovrebbero essere un’occasione a doppia via, per chi vende e per chi compra. E invece sono ormai diventate enclavi senza regole. In cui è permesso ogni tipo di abuso. Ma dalle quali le illegittimità straripano, fino a spalmarsi come un drammatico blob su interi quartieri. Che di quei mercatini senza più regole diventano vittime e prigionieri. Adesso però è il caso di dire basta.
Sarebbero spazi deliziosi, a metà tra folklore e buoni affari, una possibilità in più per le massaie alle prese con un caro prezzi galoppante e una crisi congiunturale che stenta a togliere il disturbo. E per questo motivo nessuno ne chiede naturalmente l’abolizione. Ma oggi i mercatini rionali, nell’attuale formula, finiscono solo per rivoltarsi contro la città. Servono spazi adeguati, che non contrastino con le esigenze di chi vuole semplicemente uscire di casa e si ritrova invece recluso dietro un muro di bancarelle o con quelle di un’ambulanza che a sirene spiegate deve raggiungere il pronto soccorso. Servono controlli severi, che scoraggino gli abusivi e puniscano chi non rilascia scontrini fiscali e a fine giornata si lascia dietro, indifferente, un immondezzaio.
Oggi l’impressione è che i mercatini, «questi» mercatini, siano soprattutto un polmone di consenso elettorale e clientelare, oltre che l’ennesimo esempio di un modo sommario e improvvisato di amministrare la cosa pubblica. Pianificare con intelligenza, controllare con assiduità: non è poi chiedere troppo.

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