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Palermo e le auto blu, un esempio per tutti

Si ricomincia a parlare di tagli dei costi della politica e non possiamo che esserne contenti. Ci sono volute alcune iniziative attuate in altri paesi,come quella del nuovo premier inglese, David Cameron, che ha deciso di tagliare del 5% gli stipendi ai ministri e di tutti i dipendenti statali. E poi gli analoghi provvedimenti adottati dalla Grecia, Portogallo, Spagna. Ora il ministro Roberto Calderoli, dopo aver sentito Berlusconi, ha proposto un taglio del 5% agli stipendi dei parlamentari e dei ministri per dare un "esempio", in vista della manovra finanziaria da 25 miliardi che il ministro Tremonti sta mettendo a punto per giugno. E se non bastasse Calderoli ha fatto capire che si potrebbe intervenire anche sugli stipendi degli statali, che potrebbero subire delle flessioni, ad eccezione delle retribuzioni più basse. C'è da prevedere sin d'ora le reazioni dei sindacati,che non sarebbero proprio tiepide. Ma questo nuovo clima potrebbe forse favorire una più decisa lotta alle corporazioni, alle caste, alle castine e ai faraoni, cominciando con la drastica riduzione delle auto blu, dall'attuale numero di 630 mila (assorbono 18,5 miliardi di euro l'anno). In tal senso abbiamo apprezzato la decisione del Consiglio comunale di Palermo di eliminare le auto blu, ad eccezione di quelle riservate al sindaco e al presidente del Consiglio. Un esempio che ci auguriamo possa essere imitato dagli altri otto mila comuni italiani, dalle 112 province e dalle regioni. Sarebbe un bel risparmio. Intanto il ministro Brunetta, nel promuovere un censimento delle auto blu, ha annunciato che «ai dirigenti che non daranno informazioni entro un mese sarà tagliato lo stipendio». Bravo Brunetta. E un altro bravo al presidente Roberto Coda, che ha deciso di chiudere la sede della Regione Piemonte a Roma: anche questo gesto rappresenta un bel segnale di contenimento della spesa pubblica che potrebbe essere copiato da tutte le altre regioni italiane. Ormai le sedi di rappresentanza a Roma, nell'era di Internet, non hanno proprio alcun senso. Ma, in vista dell'attuazione del federalismo fiscale (che, secondo i primi calcoli, potrebbe far risparmiare ogni anno oltre 80 miliardi, ma su questa cifra avremo modo di tornare), perché non ridiscutere l'abolizione delle Province che, oltre tutto fa parte dell'impegno elettorale del centrodestra? Oggi se si chiudessero queste strutture (trasferendo compiti e personale ai comuni e alle regioni) si potrebbero risparmiare da 8 a 10 miliardi di euro l'anno. Forse la Lega Nord potrebbe ripensare la sua ostinata difesa di strutture amministrative riconosciute obsolete, se si escludono quelle relative alle grandi aree metropolitane. E forse si potrebbe mettere mano a una nuova «Carta delle autonomie» che ridisegni la stessa struttura delle Regioni e della pletora degli altri enti locali (Comuni, Comunità montane, ecc.) che non trova riscontri in alcun paese sviluppato del mondo.

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