Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Una Cina senza boia?

I boia stanno per andare in pensione? Da una lettura superficiale del Rapporto di Amnesty International sulla pena di morte 2009 sembrerebbe di sì. Ma le cose,purtroppo, non stanno così. È vero che sono state messe a morte lo scorso anno 714 persone in 18 paesi, mentre 2001 risultano le condanne alla pena capitale in 56 paesi, ma…In quel "ma" vi è innanzitutto la Repubblica popolare cinese, esclusa dal conteggio. Si presume infatti che da sola la Cina totalizzi almeno i quattro quinti delle esecuzioni di tutto il mondo, ma non se ne conosce il numero ufficiale perché le autorità lo considerano ancora un segreto di Stato. Dai tempi di Mao "i nemici di Stato e della società" non meritano alcuna menzione ufficiale. Ogni anno Amnesty (ma anche le altre ong umanitarie) calcolavano «gli omicidi di Stato» con delle stime, basate sulle rare notizie ritrovate sulla stampa, sulle informazioni pervenute dagli operatori di diritti umani, dalle famiglie delle vittime e dalle notizie ufficiose degli uffici di polizia. Ma si trattava pur sempre di dati approssimativi, di stime non sempre attendibili.  Quest'anno Amnesty, con una scelta, per la verità, un po' discutibile, ha deciso in segno di protesta di ignorare le "cifre della vergogna" di Pechino. Credo però che le autorità cinesi siano tutto sommato contente di questa "scelta". Dal loro punto di vista,infatti, meno si parla di cifre di esecuzioni e meglio è: Stati Uniti ed Europa possono così protestare contro le "campagne di morte" nei penitenziari (con il relativo traffico di organi dei detenuti) senza che nessuno possa agitare alcuna cifra. La verità è che ogni anno i boia - con la pallottola alla nuca e l'iniezione letale- eliminano almeno diecimila uomini e donne e talvolta anche minorenni. E fra questi anche numerosi dissidenti (tibetani, uighuri, falun gong, cristiani, ecc.) del regime comunista. Del resto questo fenomeno è diffuso anche in paesi come la l'Iran (almeno 388 impiccati nel 2009), l'Iraq (120), l'Arabia Saudita (69), dove la pena di morte viene utilizzata sempre più largamente per scoraggiare l'attività degli oppositori. In Iran, per citare solo un esempio, 112 esecuzioni sono state effettuate dal 12 giugno al 5 agosto, cioè subito dopo le contestate elezioni di Mahmoud Ahmadinejad alla presidenza della repubblica islamica. Come si vede, c'è ancora molto da fare per rendere il nostro pianeta libero da ogni forma di pena di morte. Oggi i paesi che hanno mandato i boia in pensione sono 95 (gli ultimi arrivati sono il Burundi e il Togo), ma è necessario andare avanti, con tenacia.

Caricamento commenti

Commenta la notizia