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Gli arabescati strappi, spartito e tavolozza

Avrete certo notato il volto mistico e il tono enfatico che assumono gli attori quando recitano versi. Atteggiamento associato a una conoscenza metrica talvolta così precaria, da originare effetti simili a quelli d'un'orchestra che cerca d'interpretare a suo arbitrio le frasi musicali, rendendole incongrue e dissonanti. «Il verso va sentito in ogni suo accento», insegnava un maestro della statura di sir Charles Laughton, «Shakespeare deve sempre essere danzabile,come Mozart, Dante e tutta la vera poesia». Ma per ottenere questi risultati, oltre alla bravura dell'interprete, occorre anche un testo capace di addentrarci nell'universo della composizione, scandito da leggi precise e non ricavate da questo o quel poeta, ma dall'intimo del nostro operare. Un testo, insomma, che non abbia come suo unico scopo quello di andare a capo più velocemente rispetto alla prosa; ma che sappia invece renderci il senso compiuto d'uno scorrere appunto musicale. Ed è precisamente questo che accade negli di Manila Seidita, autrice d'una raccolta di versi in cui le singole poesie, nate da un'ispirazione centripeta, tendono ad agglutinarsi in costellazioni, con proprie leggi gravitazionali.
E qui penso alle iterazioni sonore che si avvicendano in ,quando«nella nudità dell' anima affiora il dolore, calde le lacrime segnano il mio viso, rovente la rabbia brucia il mio petto». O alla tavolozza orchestrata di colori in , dove un corpo di fanciulla trascorre dal rosa all'azzurro, dall'indaco all' arancio, dal verde al rubino, per trasformarsi infine in arcobaleno. O al , che lento e carezzevole soffia sulle vesti e le dischiude, distraendo i ricordi. O, infine, al bricco di terra smaltato, magari sbreccato, profumato di mosto, che con quel suo schioccare vorticoso di assonanze, rende in modo perfetto l'ebbrezza che il vino «amabile, abboccato, molle, tannico, acidulo, giovane, maturo, armonico», produce sulle nostre menti, strappandole al noioso incombere dei giorni. Immagini, insomma, che all'espressione più nobile hanno la capacità di unire la perfezione del racconto, il quale non vuole più essere mera riproduzione dei fatti, bensì ricerca dell'assoluto o, se preferite, dell'archetipo che tutti li raccoglie.

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