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Trump crea una Fort Knox per i Bitcoin, mercato deluso con rialzi deboli

Donald Trump compie i primi passi per fare dell’America la «capitale mondiale del cripto» e lo fa gettando le basi di una «Fort Knox digitale». Il presidente americano ha firmato un ordine esecutivo per la creazione di una riserva strategica di Bitcoin e di altre valute digitali e ordina alle agenzie federali di mettere a punto strategie per acquistare più criptovalute a patto che gli acquisti non si traducano in costi ulteriori per i contribuenti.

L’iniziativa, la prima del suo genere da parte della Casa Bianca, però delude i fani del cripto che si attendevano dal presidente un’iniziativa ben più audace. E le criptovalute calano, con il Bitcoin che arriva a perdere fino al 5,7% per poi recuperare e assestarsi sugli 87.120 dollari. Anche se la creazione di una riserva strategica in Bitcoin rappresenta il mantenimento di una promessa elettorale, i dettagli dell’ordine sono sotto le attese, in particolare per quanto riguarda gli acquisti «neutrali» per il budget.

Gli investitori erano sicuri che Trump avrebbe autorizzato acquisti «liber» della criptovaluta, e questo aveva spinto le quotazioni del Bitcoin e delle sue sorelle prima e dopo le elezioni. Il provvedimento firmato dal presidente, invece, prevede paletti rigidi e stabilisce la creazione di una riserva separata di asset digitali diversi dal Bitcoin, nella quale convergeranno solo le monete digitali acquisite tramite sequestri.

Il governo, si precisa nell’ordine, non acquisterà criptovalute a eccezione del Bitcoin. Il mondo cripto non è comunque l’unico a mostrare segnali di debolezza. Sono volatili infatti anche le piazze finanziarie, sulle quali pesano i dazi con Donald Trump tornato a minacciare il Canada con l’imposizione di tariffe sui prodotti caseari.

Le borse europee, eccetto Madrid, chiudono in rosso, con Milano che perde lo 0,48%. Wall Street è in altalena con le «Magnifiche 7», le grandi big tecnologiche, in calo capitanate da Tesla che brucia i guadagni post-elettorali e vede andare in fumo quasi 700 miliardi di dollari.

A pesare sul colosso delle auto elettriche sono il calo delle vendite e la «distrazione» di Elon Musk, occupato in politica più che a guidare la società. Non va meglio a Nvidia, avviata a perdere 1.000 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato dal picco di gennaio.

I listini americani comunque limitano le perdite con Jerome Powell che rassicura sul buono stato di salute dell’economia americana. Nonostante l’«elevata incertezza» sulle prospettive, ha spiegato
il presidente della Fed, la banca centrale «non ha fretta» di agire sui tassi e può permettersi di aspettare per avere un quadro più chiaro. «Il costo dell’essere cauti è molto, molto
basso», ha osservato Powell cercando di smarcarsi dalle domande sui dazi e sul loro effetto sull'inflazione.

La Fed - ha detto - risponderà alle politiche commerciali se dovessero cambiare le aspettative sui prezzi. Powell ha quindi messo in evidenza che non si sono solo le tariffe ma la crescita e l’impatto delle nuove politiche sull'economia. E proprio di fronte a questo è meglio procedere con cautela, anche perché la strada verso il target del 2% di inflazione continuerà a essere accidentata.

Parole che aprono la strada al mantenimento dei tassi fermi alla prossima riunione del 18 e 19 marzo. Gli analisti restano comunque convinti che la Fed taglierà i tassi quest’anno di 75 punti basi e vedono la prima sforbiciata a giugno. Questo anche alla luce dell’andamento del mercato del lavoro. In febbraio sono stati creati 151.000 posti e il tasso di disoccupazione è salito al 4,1% con i posti di lavoro nel governo federale Usa calati di 10.000 unità in febbraio grazie alla scure di Musk.

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