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Energia in Sicilia, 484 progetti bloccati. Angelini: «Molti solo carta straccia»

«È una favola che noi abbiamo bocciato tutto quello che ci veniva presentato. È stato respinto appena l’8% dei progetti che abbiamo ricevuto. Il problema è che quei no erano destinati a iniziative che si muovevano nell’ambito di discariche e cave, lì dove duole il dente del sistema affaristico-mafioso»: Aurelio Angelini parla ormai da ex presidente della Cts, la commissione tecnica specialistica chiamata a dare le autorizzazioni per i grandi in vestimenti. E nel tracciare il proprio bilancio offre la sua versione sui motivi che lo hanno portato al centro delle polemiche negli ultimi 3 anni.

Alla Cts Angelini arriva alla fine del 2019, chiamato da Musumeci «quando la commissione viaggiava al ritmo di una cinquantina di pareri all’anno. Poi noi nel 2020 siamo passati a 513, l’anno dopo a 524 e quest’anno siamo già a 892».

La Cts è il terminale di ogni iniziativa, pubblica e privata: le autorizzazioni passano da lì. E, da Confindustria come da ambienti politici della stessa maggioranza di centrodestra, tutti hanno individuato in questa commissione l’imbuto che strozza i progetti per i grandi investimenti.

È così che Angelini rileva che «tutto ciò che abbiamo bocciato, per lo più in materia di rifiuti, era di scarsa qualità progettuale. Erano impianti sovradimensionati o previsti vicino a siti di interesse naturalistico o addirittura non previsti dai piani d’ambito delle Srr, che sono i confini dentro cui si muove la nostra valutazione. In passato progetti tanto scarsi venivano ugualmente approvati, con la mia gestione invece non è successo».

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