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Sole, vento, piano regionale, esami veloci: la Sicilia ha tutto e spinge sulle fonti rinnovabili

La Sicilia è tra le regioni maggiormente attrattive degli investimenti per le rinnovabili, vista la disponibilità di sole e di vento ed anche per quel che riguarda gli iter autorizzativi si comporta bene con tempi e procedimenti regolari. Lo dice il rapporto R.E.Gions 2030 a cura di due osservatori (Elemens e Public Affairs Advisors) che nasce «per monitorare in continuo i processi di sviluppo delle Fonti Rinnovabili nelle varie regioni italiane, approfondendo e comparando le normative e i contesti territoriali, la fluidità e l’efficacia dei processi autorizzativi, nonché l’imprescindibile contributo che le regioni stesse devono offrire al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030».

L’Isola risulta la seconda regione nella classifica globale elaborata dalla ricerca, dopo il Lazio, che si basa su 5 indicatori diversi che tengono conto della situazione del passato, della presenza o meno di un piano energetico regionale, della capacità di attrarre investimenti, della performance amministrativa e del business environment, ovvero la facilità di potere portare a termine i piani da parte delle imprese.

La Sicilia ottiene un buon risultato per tre motivi: è una regione che dispone di buone risorse naturali, si è dotata di un piano energetico che indirizza le politiche e, sebbene interessata da un numero significativo di istanze (l’Isola è seconda dopo la Puglia nell’indicatore sull’attrattività) presenta un buon numero assoluto di autorizzazioni uniche rilasciate: un dato che la distingue dalla Puglia, ove le autorizzazioni, negli ultimi anni, sono state pressoché ferme.

Un dato che sembra smontare la narrazione di istanze ferme per anni negli uffici regionali e che Aurelio Angelini, alla guida della commissione che rilascia i pareri «Via Vas dall’agosto del 2019» spiega: «Il tempo è galantuomo. Il detto popolare non sbaglia mai o quasi». La commissione conta di smaltire tutto l’arretrato (al momento il 25% delle pratiche esaminate) entro l’autunno quando gli uffici saranno in grado di esaminare le istanze nei tempi previsti dalle norme.

Oggi arrivano fino a 600 istanze di impianti da valutare negli uffici della commissione ogni anno. «L’arretrato che abbiamo trovato e questa impennata dovuta alle nuove politiche Ue nel 2020 ha fatto crescere il numero delle procedure - dice Angelini - noi abbiamo aggredito questa montagna di procedure e oggi, a sei mesi dall’inizio dell’anno, abbiamo emesso già 460 pareri. Nel 2021 abbiamo esitato 540 pareri; nel 2020 510, nel 2019 le procedure esitate sono state 400. Contiamo di chiudere l’anno complessivamente con non meno di 900 procedure e arrivare allo zero, ovvero esaminare le pratiche con i tempi ‘non comprimibili” delle procedure».

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