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La Sicilia è la regione con maggior rischio di desertificazione

Le piante hanno ereditato dalle alghe il sistema di allarme contro la siccità (fonte: Pixabay)

La Sicilia è la regione italiana con maggior rischio di desertificazione. Secondo i dati diffusi dall’Associazione italiana enti di bacino, il 70% della superficie della Sicilia presenta un grado di rischio medio-alto. Un problema che riguarda sia le aree interne che quelle costiere, fatta eccezione per le province di Catania, Messina e Palermo. La media annuale delle temperature nell’isola continua a salire e le condizioni climatiche assumono sempre più caratteristiche continentali, con inverni più freddi ed estati sempre più afose. Il problema della desertificazione riguarda oltre il 25% della popolazione mondiale a causa delle crescenti pressioni esterne dovute alle attività umane ed al cambiamento climatico che aggraveranno ulteriormente la situazione.

Per il presidente di Confagricoltura Ragusa, Antonino Pirrè, «è impressionante il ritardo che è stato accumulato nel risolvere problemi di portata pluriennale e via via aggravati dal cambiamento climatico. Partendo dai fondi straordinari del Pnrr, occorre un veloce e deciso cambio di passo rispetto al passato, senza ritardi ulteriori che ricadrebbero sugli imprenditori agricoli». All’emergenza attuale si sommano i danni sulla fertilità dei suoli che, secondo l’Ispra, riguardano circa il 28% della Penisola, principalmente al Sud, dove in alcuni casi superano il 40% delle superfici. Negli ultimi 20 anni la siccità ha provocato danni all’agricoltura italiana per oltre 15 miliardi di euro, il 50% dei quali concentrato in Puglia, Emilia Romagna, Sicilia e Sardegna."Occorre gestire l’emergenza, accertando le condizioni per la dichiarazione dello stato di calamità naturale e attivando tutte le possibili iniziative in modo coordinato per salvaguardare le produzioni agricole». Confagricoltura ha sollecitato inoltre l’avvio degli interventi infrastrutturali, già finanziati e in avanzato iter procedurale, ma anche la realizzazione di nuovi invasi necessari a rispondere alle richieste dei territori.

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