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Sale la pressione fiscale in Italia, cresce il fatturato delle industrie

Il rapporto deficit/Pil al 9,6 per cento, contro il 9,5 stimato dal Def

La pressione fiscale complessiva nel 2020 è risultata pari al 42,8 per cento, in aumento rispetto al 42,4% dell’anno precedente, anche se inferiore a quanto stimato nell’ultimo Def (43,1%). Lo certifica l’Istat nei Conti economici nazionali sull’anno scorso, motivando l’aumento con «la minore flessione delle entrate fiscali e contributive (-6,7 per cento)» rispetto a quella del Pil (prodotto interno lordo).

Sempre nel 2020 il rapporto deficit/Pil peggiora al 9,6%, con una revisione di -0,1 punti percentuali rispetto alla stima pubblicata ad aprile.  L’indebitamento netto è quindi «in netto peggioramento» rispetto all’1,5% registrato nel 2019, «soprattutto a causa delle misure di sostegno introdotte per contrastare gli effetti della crisi».  Il saldo primario (indebitamento netto al netto della spesa per interessi) è negativo e pari a -101.189 milioni di euro, con un’incidenza sul Pil del -6,1% (+1,8% nel 2019). Anche il saldo di parte corrente (risparmio o disavanzo delle amministrazioni pubbliche) è negativo e pari a -73.817 milioni di euro (29.995 milioni nel 2019). Tale peggioramento, spiega l’Istat, è il risultato di un calo di circa 57 miliardi di euro delle entrate correnti e di un aumento di circa 46,8 miliardi delle uscite correnti. Per il 2019 le entrate totali sono state rettificate al rialzo per 122 milioni e le uscite sono rimaste invariate con un miglioramento del rapporto indebitamento/Pil di 0,1 punti percentuali. Per il 2018 sono state riviste al ribasso le entrate (-3 milioni) e al rialzo le uscite (+150 milioni), ma con impatto nullo sull'incidenza del deficit sul Pil rispetto alla notifica di aprile 2021.

L’Istat ha anche fornito i dati sul fatturato industriale, relativi al mese di luglio. Si stima che il fatturato, al netto dei fattori stagionali, cresca dello 0,9%, in termini congiunturali. L’Istat aggiungendo che, corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 22 contro i 23 di luglio 2020), il fatturato totale cresce in termini tendenziali del 19,1% (+19,0% sul mercato interno e +19,2% su quello estero).

L’incremento su base mensile, spiega l’Istat, è determinato dall’andamento positivo sul mercato interno (+1,7%) mentre si rileva un moderato calo su quello estero (-0,8%). Nella media del trimestre maggio-luglio l’indice complessivo è cresciuto del 4,4% rispetto ai tre mesi precedenti (+3,6% sul mercato interno e +5,8% su quello estero). Con riferimento ai raggruppamenti principali di industrie, a luglio gli indici destagionalizzati del fatturato segnano un aumento congiunturale per i beni strumentali (+4,8%) e per l’energia (+3,6%), mentre registrano una riduzione per i beni intermedi (-1,2%) e i beni di consumo (-0,9%). Per quanto riguarda gli indici corretti per gli effetti di calendario riferiti ai raggruppamenti principali di industrie, si registrano marcati incrementi tendenziali per tutti i settori: +31,8% l’energia, +26,9% i beni intermedi, +16,8% i beni strumentali e +9,9% i beni di consumo. Con riferimento al comparto manufatturiero, si evidenziano aumenti tendenziali per tutti i settori di attività economica.

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