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Bankitalia, Sicilia sempre più povera: crollo di turismo ed export

La Sicilia diventa sempre più povera e nei primi mesi del 2019 ha registrato ulteriori segnali di indebolimento economico. Peggiore l'andamento nel settore dei servizi che ha risentito anche della riduzione dei flussi turistici (-3%), ed è proseguita la flessione dell’attività nell’edilizia.

Le vendite delle aziende manifatturiere hanno mostrato una maggiore tenuta, nonostante il calo delle esportazioni (-17,3%); la crescita degli investimenti industriali, che aveva caratterizzato il biennio precedente, si è arrestata. Questo è quanto emerge dall’aggiornamento congiunturale della Sicilia redatto dalla Banca d’Italia.

L’elevato grado di liquidità delle aziende, favorito anche dai buoni risultati reddituali degli ultimi anni, spiega il rapporto, ha frenato la domanda di nuovi finanziamenti. Nella media del primo semestre dell’anno l’occupazione in Sicilia è diminuita rispetto allo stesso periodo del 2018. Una contrazione di 15.600 unità, l’1,1% rispetto al 2018, a fronte di un incremento in Italia (+0,5%) e di un calo meno marcato nel Mezzogiorno (-0,4%).

Il numero dei lavoratori autonomi è ancora calato mentre è leggermente cresciuto quello dei dipendenti; per questi ultimi, nel settore privato si è osservato un aumento delle posizioni a tempo indeterminato. In connessione con una riduzione nell’offerta di lavoro, il tasso di disoccupazione è diminuito (21,1%), rimanendo però doppio rispetto a quello medio nazionale (10,4%).

Alla fine di giugno i prestiti bancari all’economia siciliana sono risultati stazionari rispetto a dodici mesi prima, interrompendo la debole crescita in corso da circa un triennio. L’andamento ha risentito in particolare della contrazione del credito al settore produttivo. È invece proseguita l’espansione dei finanziamenti alle famiglie consumatrici. Il flusso dei nuovi crediti deteriorati è rimasto contenuto e inferiore al livello pre-crisi; segnali di peggioramento si sono rilevati tuttavia per le imprese, soprattutto per quelle manifatturiere e delle costruzioni.

In aumento però i depositi bancari detenuti dalle famiglie e dalle imprese.

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