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Pensione di garanzia per i giovani, i requisiti per l'assegno minimo: il governo accelera

Il governo al lavoro per una riforma delle pensioni

Il confronto sulla pensione di garanzia per i giovani è già iniziato. Se in un primo momento il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Nunzia Catalfo aveva rimandato il tema a un confronto a gennaio, quando si apriranno i tavoli sulla previdenza, ha poi precisato che è uno dei punti più importanti del programma di governo, dunque ha manifestato l'intenzione di accorciare i tempi e trovare un'intesa rapida con i sindacati. Un'apertura che ha subito trovato il consenso di Cgil, Cisl e Uil.

I DESTINATARI. L'obiettivo è assicurare alle nuove generazioni con carriere discontinue una copertura previdenziale, insomma un assegno pensionistico che venga calcolato interamente con il sistema contributivo. I destinatari sono soprattutto i nati dopo il 1970 che in molti casi stanno svolgendo lavori precari, discontinui che difficilmente potrebbero andare in pensione con 20 anni di contributi e prima di aver compiuto 70 anni.

In sostanza, il governo sta lavorando a una misura che possa garantire una pensione minima di 650 euro al mese a chi ha versato almeno 20 anni di contributi e che andrà in pensione dal 2030 in poi. Tutto questo sarebbe possibile maturando un trattamento pari a 1,2 volte l'assegno sociale (448 euro), rispetto ad oggi che invece è pari a 1,5. E permetterebbe ai giovani di avere un assegno minimo di 650 euro circa, fino a un massimo di 680.

QUALI SONO I REQUISITI. Secondo le intenzioni del governo l'assegno spetterebbe a coloro che hanno iniziato a versare i contributi dal primo gennaio 1996 in poi; a chi ha versato pochi contributi a causa di lavori atipici o perchè precari che non sono riusciti a versare la contribuzione richiesta per ottenere la pensione di vecchiaia; ai giovani con almeno 20 anni di contributi versati.

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