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Carceri, educatori penitenziari in stato di agitazione

Educatori penitenziari in stato di agitazione. A proclamarlo è stata l'Anft, associazione che raggruppa e rappresenta i funzionari del trattamento, come tecnicamente vengono chiamati gli educatori che si occupano della riabilitazione sociale dei detenuti nelle carceri italiane.

L'associazione chiede che agli educatori vengano riconosciute le stesse indennità e un ruolo equiparato a quello dei poliziotti penitenziari, dato che "condividiamo lo stesso luogo di lavoro, dunque gli stessi rischi e pericoli", dice il presidente dell'Anft, Stefano Graffagnino.

"Ormai da diversi mesi è in corso un fitto dialogo tra l'Anft ed i vertici politici e di alta amministrazione del
Daprispetto alla necessità di istituire all'interno dell'organico del corpo di Polizia penitenziaria, un ruolo
tecnico che comprenda i funzionari del trattamento - spiega Graffagnino -. Nell'ambito del Tavolo sul Riordino delle carriere delle forze di polizia, la stessa Amministrazione  Penitenziaria ha proposto e ribadito tale necessità, consapevole del valore aggiunto che i Funzionari del  Trattamento potrebbero apportare al lavoro del Corpo di Polizia Penitenziaria, proprio per la specificità del  loro ruolo. Tuttavia, senza che sia stata resa nota alcuna motivazione o proposta soluzione alternativa, le altre  componenti del Tavolo hanno ritenuto di  non accogliere tale proposta, con grave pregiudizio per chi si trova quotidianamente in prima linea  all'interno degli istituti penitenziari e per la funzionalità dell'esecuzione penale intramuraria".

"Un accoglimento di quanto prospettato, oltre a rispondere  ad un interesse pubblico per il raggiungimento del mandato costituzionale riguardante l’effettività della  funzione rieducativa della pena - sottolinea il presidente di Anft -, comporterebbe un adeguato riconoscimento giuridico ed economico del  ruolo dei funzionari giuridico pedagogici, che con la loro specificità rappresentano ad oggi il perno attorno  cui ruota tutta l'esecuzione penale intramuraria, proprio per i compiti loro assegnati rispetto alle funzioni  della pena ed in particolare di quella rieducativa, così come all'articolo 27 del nostro dettato Costituzionale".

"Appare dunque innegabile come la natura complessa dei compiti oggi attribuiti ai funzionari giuridico
pedagogici, la particolarità dello svolgimento degli stessi all'interno degli istituti penitenziari, i rischi connessi
e la responsabilità sociale legata all'esercizio di tale ruolo, dovrebbe essere riconosciuta attraverso un
trattamento giuridico ed economico ben diverso dall'attuale e nettamente al di sotto di tutti gli standard
europei. Si auspica quindi - conclude Graffagnino - che lo stato di agitazione della categoria, possa essere utile a svegliare le coscienze e che si  possa così addivenire all'accoglimento delle nostre richieste".

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