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Dopo il reddito di cittadinanza il salario minimo: la scommessa del ministro Catalfo

Nunzia Catalfo al lavoro e alle politiche sociali

La scommessa è il salario minimo. Dopo il reddito di cittadinanza, il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo punta su un'altra misura che possa garantire emancipazione sociale. "Il decreto dignità sta dando i suoi frutti", come dimostrano anche "i dati Istat sul mercato del lavoro che segnano una maggiore crescita dell'occupazione stabile", dice. In discussione al Senato c'è ora il disegno di legge sul salario minimo.

"Una misura che garantisce dignità al lavoratore attraverso il riconoscimento del ruolo centrale della contrattazione collettiva e la lotta al dumping salariale, e che realizzeremo di concerto con le parti sociali", ha detto, durante l'intervento dal palco del Teatro Arena del Sole per il 52esimo incontro nazionale di studi delle Acli.
"Unitamente al reddito di cittadinanza, il salario minimo, che sarà accompagnato dal taglio del cuneo fiscale - ha aggiunto il ministro - aumenta il potere contrattuale dei lavoratori emancipandoli dal ricatto dei caporali e della criminalità organizzata".

Per quanto riguarda invece il reddito di cittadinanza, ha detto "è, anche e soprattutto, un importante elemento di tenuta sociale. Nelle periferie delle grandi città, dove è più forte il disagio, l'assenza di un sostegno al  reddito mentre si cerca una nuova occupazione espone le persone a grandi rischi di esclusione sociale. Perciò è stato fondamentale attivare un'azione che arginasse questi fenomeni".

E ancora: "Oggi per un milione di famiglie italiane c'è la certezza di avere uno Stato che ha creato un percorso di reinserimento sociale, in piena attuazione del dettato costituzionale. È un processo complesso, una vera rivoluzione del mercato del lavoro che rende il nostro sistema di welfare all'avanguardia, investendo nel rafforzamento dei centri per l'impiego e riconoscendo il ruolo centralità della formazione. Sarebbe stato più facile limitarsi al solo rafforzamento del sostegno al reddito - ha concluso - ma non avremmo mai emancipato i cittadini dalla condizione di bisogno".

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