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Business da preservare, la ricetta di Alleanza Cooperative per il vino

Vino rosso (fonte: Flickr)

Prevenire è meglio che curare, è questa la linea guida delle Alleanza delle Cooperative italiane che producono il 58% di tutto il vino del nostro paese. Secondo questo colosso dei produttori i 13 miliardi di giro d'affari del vino italiano e un export record di 6,2 miliardi sono un 'tesoretto' da preservare, senza ammainare la bandiera sulla qualità e con maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale e sociale, come impone la prossima Pac, la politica agricola comune in sede Unione Europea.

Su questo le cooperative si sono confrontate con enti di controllo (Icqrf), analisti di mercato Ismea, e col presidente del Consorzio Doc delle Venezie Albino Armani. La Coordinatrice Vino Alleanza Cooperative Agroalimentari Ruenza Santandrea ha chiesto di gestire le quantità prodotte, attraverso un abbassamento delle rese, per difendere il reddito di vignaioli e aziende e tutelare il valore del vino made in Italy, e ha lanciato una serie di proposte che legano sempre più il settore a parametri di naturalità e sostenibilità.
Una 'Ruenza-revolution', come l'ha definita il presidente del Consorzio Doc delle Venezie Albino Armani, secondo il quale "è il momento di dare la spallata per tutelare il valore del made in Italy con maggiore governo dell'offerta, coordinamento degli enti di certificazione, rispetto della cultura contadina, e creazione di un tavolo nazionale su un vitigno come il Pinot grigio presente dal Veneto alla Puglia e Sicilia".
Nel dettaglio Alleanza Cooperative Agroalimentari propone di lavorare per una riduzione delle rese massime di produzione di uva per ettaro, partendo dal segmento dei vini senza IG con indicazione della varietà. Inoltre, secondo Santandrea, va avviata una riflessione anche sulle rese produttive delle singole Denominazioni, per valutarne la coerenza e l'appropriatezza.

L'Alleanza ritiene inoltre opportuno, per evitare squilibri di mercato, che siano sfruttati di più e meglio tutti i meccanismi di governo dell'offerta previsti dalla normativa, dalla riserva vendemmiale, allo stoccaggio del prodotto, ai Piani di produzione dei Consorzi di Tutela. Infine, secondo la cooperazione, occorrerà porre attenzione sull'attuale governo dei superi, dei declassamenti e delle stesse riclassificazioni, per evitare che una DO o IG "sottostante" o, in alcuni casi anche il vino generico, si ritrovi ad un tratto a dover gestire quantità sensibilmente maggiori rispetto alle aspettative iniziali, magari ragionando sugli utilizzi di prodotto alternativi al vino come aceto e vinacce. "Se tutti gli attori coinvolti in questi processi decideranno di fare squadra e lavorare in maniera ordinata e coordinata per una migliore gestione dell'offerta e del mercato - secondo Santandrea - siamo certi che l'intero mondo produttivo avrà solo da guadagnarne".
Una chiamata alle armi che arriva in un momento di luci e ombre. 'Nell'export - ha detto il direttore generale di Ismea Raffaele Borriello - registriamo incrementi in valore del 3,3%, per un totale di 6,2 miliardi di euro, ma il quantitativo di vino esportato, circa 20 milioni di ettolitri, è diminuito dell'8% circa. Siamo ritornati in termini di quantità indietro di dieci anni".

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