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Studenti fuori sede, affitti più cari a Palermo e Catania: ecco quanto si spende

Le vacanze volgono ormai al termine e per gli studenti universitari fuori sede è giunto il momento di cercare una stanza in affitto. Quest'anno chi cerca una camera  a Palermo e Catania sarà costretto, con molta probabilità, a spendere di più rispetto all'anno scorso. È quanto emerge dal rapporto dell'Ufficio Studi di Immobiliare.it.

In particolare, Palermo segna addirittura un record del caro stanze, con costi aumentati del 14% per l’affitto di una singola (226 euro al mese). Catania, nonostante un rincaro del 5% rispetto al 2017, resta comunque la città in cui affittare una camera ha prezzi meno elevati: qui la cifra media richiesta è pari a 205 euro al mese.

A livello nazionale, la media del costo mensile per l’affitto di una singola è di 402 euro, lievemente in calo rispetto allo scorso anno (-3%). Ma le tariffe sono molto differenti da città a città. Milano si conferma la più cara: 543 euro al mese a stanza (+3% in un anno), con picchi di oltre 600 euro nelle zone più centrali o vicine agli atenei. Segue Roma, dove per una singola si spende all'incirca 428 euro (-2%).

La terza città con i costi più elevati è Bologna, che ha visto lievitare i prezzi delle singole del 12% nell’ultimo anno (399 euro) e dove il mercato registra un calo dell’offerta del 9% e un aumento della domanda del 10%.

In crescita i prezzi anche a Bari, Napoli, Catania e Padova, dove però non si è superato il +5% su base annua. Record a Palermo, in cui affittare una singola quest’anno costerà il 14% in più rispetto all’anno scorso, per un importo medio di 226 euro al mese.

«Il caro affitti pesa di certo sulle spalle dei fuori sede, ma è anche sinonimo di un mercato che in Italia appare in buona salute – dichiara Carlo Giordano, amministratore delegato di Immobiliare.it – Lo dimostrano anche gli interventi che caratterizzeranno questo segmento nel futuro, ossia quelli relativi allo Student Housing, con società internazionali che hanno già iniziato a investire nel settore, come da tempo avviene nel resto d’Europa».

 

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