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In scena la Sicilia del buongusto, in edicola la guida del Giornale di Sicilia

Alcuni dei premiati dalla guida del Giornale di Sicilia

PALERMO. Un insieme di storie, passioni, persone, territori, paesaggi, fatica, di sforzi imprenditoriali. Ecco a voi il mondo dell’enogastronomia siciliana filtrata dalle impressioni di chi l’ha osservata con occhi non modaioli ma curiosi. Cioè il curatore, Fabrizio Carrera, della quinta edizione della «Guida ai Ristoranti e alle Pizzerie di Sicilia 2018», iniziativa gastro-editoriale bilingue del Giornale di Sicilia, in vendita a cinque euro più il prezzo del quotidiano, a partire da oggi, e presentata ieri al Circolo Telimar da Salvo La Rosa e i suoi ospiti: il vicedirettore responsabile, Marco Romano, il pasticcere Santi Palazzolo e Carrera.

I testi sono stati scritti da Francesca Landolina, Federico Latteri, Clara Minissale, Giorgio Romeo, Anna Sampino, Giorgio Vaiana e Manuela Zanni. 

Non c’è angolo di mondo immune alla febbre del cibo e la Sicilia non fa eccezione: la Guida, cartolina felice di un settore di grandi potenzialità, copre la geografia gastronomica siciliana e racconta un pezzo della nostra miglior storia enogastronomica, fatto di passione e competenza, scelta di materie prime e lavoro sull’accoglienza, notti insonni a rifinire una ricetta.

Che tradotta in numeri suona così: 200 pagine, 156 locali, di cui 2 Super Top, 26 Imperdibili e 31 New Entry, sparsi in tutta l’isola. In centro città o alla ricerca di paesaggi che riposino gli occhi e cibi che ci riconcilino con il ritmo delle stagioni, figli di un’agricoltura ancora ostinatamente a misura d'uomo.

Non solo ristoranti, però. Ma anche democratiche pizzerie e paninerie, attente alle materie prime e ai prodotti del territorio. In cima a tutto, sempre loro, Pino Cuttaia de «La Madia» di Licata e Ciccio Sultano del «Duomo» di Ragusa: due facce della Sicilia gastronomica - l’introspezione del primo, il barocco del secondo – che coabitano serenamente per una tavola matura, consapevole e creativa. Ma un ricambio non si intravede all’orizzonte?

«Un domani ci sarà – commenta sornione Cuttaia – è fisiologico e noi saremo pronti ad accettarlo. Un cuoco matura assieme al suo lavoro». Carrera propone un paragone: «Fare un giornale è come lavorare in una grande cucina, dove la brigata è la redazione. Giornalisti e ristoratori hanno un nemico da cui guardarsi: le fakenews e i giudizi inattendibili».

E il Romano: «Ristoranti e pizzerie continuano ad aprire laddove chiudono boutique e botteghe, una tendenza certificata da molteplici studi di settore e che è paradigmatica dell’amore e dell’attenzione che i siciliani dedicano alla passione per il buon cibo. Ecco perché il Giornale di Sicilia, nella sua mission ultrasecolare in cui alla cronaca vuole mischiare promozione e valorizzazione del territorio, anche quest’anno ripropone puntuale la sua Guida».

Palazzolo è sicuro: in questa regione si può fare economia. Un cenno alla vicenda, al suo no: «C’è chi mi suggerisce di lasciare la Sicilia. Ma non devo essere io ad andar via…». Nelle pagine, tra certezze inalienabili e speranze non ancora del tutto sbocciate della nuova piramide della qualità, si celebra il nostro sistema gastronomico, risultato di un lavoro complesso che dimostra come il cuoco di valore, il servizio professionale, i piatti emozionanti si tramutino in un gigantesco biglietto da visita.

Da questo sussidiario di profumi salmastri e corposità montane, vien fuori uno straordinario mix di saperi contadini e modernità assoluta, gioia di cibo&vino e amore per l’arte, tecniche geniali e semplicità disarmante. Unite nel sacro concetto della nutrizione.

Due sezioni nuove, foto e mini-bio degli chef: la passerella culinaria si affolla di cuochi con radici orgogliosamente siciliane e pensiero internazionale, manipolatori di piatti, menti creative, palati geniali, portatori di un’idea. I simboli danno subito un’indicazione sulla tipologia del locale – «tradizionale», «gourmet», con cucina casalinga, «etnico» - sulla fascia di prezzo, sul servizio e sulla cantina. Suggerimenti di chi ha viaggiato con la forchetta tra i denti.

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