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Pensioni, in arrivo un piano per i giovani: ipotesi assegno minimo di 650 euro

Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti - Fonte Ansa

ROMA. Un piano per i giovani che in futuro andranno in pensione è allo studio di governo e sindacati e prevede un assegno minimo di circa 650-680 euro per coloro che non hanno maturato contributi necessari a raggiungere quella soglia.

I giovani che sono interamente nel sistema contributivo e hanno avuto carriere discontinue, in futuro, potrebbero andare in pensione prima dei 70 anni e con 20 anni di contributi avendo maturato un trattamento pari a 1,2 volte l'assegno sociale (448 euro), invece dell'attuale 1,5. E' l'indicazione arrivata dal governo al tavolo con i sindacati.

In sostanza, la soglia verrebbe ridotta da 1,5 a 1,2 e quei giovani uscirebbero con un assegno minimo di circa 650-680 euro, perché verrebbe aumentata anche la cumulabilità tra assegno sociale e pensione contributiva.

Nella somma andrebbero comprese anche le maggiorazioni sociali. E, per quanto riguarda l'aumento della cumulabilità dell'assegno sociale, l'indicazione presentata dal governo ai sindacati è quella di portarla dall'attuale un terzo al 50% (quindi 224 euro). Il meccanismo è rivolto ai giovani che hanno iniziato a versare i contributi dal primo gennaio 1996 e che avranno dunque pensioni interamente contributive.

"Oggi sono arrivate alcune ipotesi di soluzione da parte del Governo per migliorare l'accesso alla pensione dei giovani che avranno pensioni interamente calcolate col metodo contributivo ed alcune aperture per il rilancio della adesioni alla previdenza complementare e per la parificazione della tassazione delle prestazioni dei lavoratori pubblici al livello di quella dei privati", dichiara il segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli, dopo l'incontro con il ministro del Lavoro, parlando di "ipotesi positive ma ancora non sufficienti per tenere insieme, secondo lo spirito dell'intesa del 28 settembre 2016, il necessario ripristino delle condizioni di flessibilità nell'accesso al pensionamento con il tema dell'adeguatezza dei trattamenti pensionistici".

"Ci è stato prospettato dal Governo un intervento volto ad aumentare le possibilità di pensionamento dei lavoratori più giovani con pensioni esclusivamente contributive riducendo la soglia del trattamento pensionistico minimo maturato (da 1,5 a 1,2 volte l'assegno sociale) e anche un meccanismo di garanzia che consenta la percezione di un trattamento minimo ottenuto sommando alla pensione contributiva una quota del l'assegno sociale. È però necessario - ha proseguito - rimuovere anche il vincolo che lega la possibilità di pensionamento nel contributivo a 63 anni e 7 mesi al raggiungimento di una soglia di importo minimo della pensione pari a 2,8 volte il valore dell'assegno sociale ed eliminare l'aggancio dei requisiti pensionistici all'aspettativa di vita".

Inoltre, "lo sviluppo della previdenza complementare resta fondamentale sia per conseguire pensioni più adeguate, sia un'opportunità per chi vuole utilizzare 'Rita' ai fini dell'anticipo pensionistico, sia una potenzialità per far crescere gli investimenti nell'economia reale che va colta", ha concluso Petriccioli.

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