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Pil cresce al Sud, ma nascono "nuovi poveri". Svimez: stop ai voucher

ROMA. Al Sud c'è una «enorme sotto utilizzazione del capitale umano di giovani e donne e alla strutturale carenza di occasioni di lavoro specialmente qualificato, è importante che l'occupazione al Sud sia al centro della ripartenza».

L'allarme arriva dal rapporto 2016 dello Svimez, che sottolinea come la crescita occupazionale nel Meridione sia legata principalmente ai «contratti a termine e part time»: in definitiva «è l'occupazione atipica ad essere tendenzialmente cresciuta» con «l'esplosione dei voucher ai quali occorre mettere un freno».

Anche alla luce di questo fenomeno, «non è più rinviabile una misura organica e universale di contrasto della povertà, soprattutto alla luce della comparsa dei 'nuovi poveri", lavoratori anche diplomati o laureati che con la crisi hanno subito un netto peggioramento della condizione economica». Anche perchè, sottolinea lo Svimez, ora «con la crisi, al Sud il 60% degli individui in famiglie giovani è a rischio povertà».

Si ferma il calo del Pil del Mezzogiorno, durato sette anni consecutivi. In base a valutazioni Svimez, presentate nel 'Rapporto sull'Economia del Mezzogiorno" nel 2015 il Pil è cresciuto al Sud dell'1%, «recuperando parzialmente la caduta dell'anno precedente (-1,2%)», con una crescita superiore di 0,3 punti «a quello rilevato nel resto del Paese, +0,7%».

Dal 2007, ricorda lo Svimez, «il Pil in quest'area è calato del -12,3%, quasi il doppio della flessione registrata nel Centro-Nord (-7,1%)».

La crescita nel Sud ha beneficiato nel 2015 di alcune condizioni peculiari: un'annata agraria particolarmente favorevole; la crescita del valore aggiunto nei servizi, soprattutto nel turismo, legata alle crisi geopolitiche nell'area del Mediterraneo che hanno dirottato parte del flusso turistico verso il Mezzogiorno; la chiusura della programmazione dei Fondi strutturali europei 2007-2013, che ha portato a un'accelerazione della spesa pubblica legata al loro utilizzo per evitarne la restituzione.

Riparte il Sud. Dopo il +1% del 2015, la crescita prosegue anche nel 2016, anche se a ritmi inferiori, per poi salire nuovamente nel prossimo anno. Si riduce comunque la forbice con il resto del Paese, con un gap con il Meridione che si ridurrà considerevolmente nel prossimo anno.

Secondo le stime dello Svimez, aggiornate a novembre, nel 2016 il Pil italiano dovrebbe crescere dello 0,8%, quale risultato del +0,9% del Centro-Nord e del +0,5% del Sud. Una variazione ancor più positiva di prodotto del Sud rispetto alle previsioni di luglio 2016. Positivo «l'andamento dei consumi, stimato in +0,6% al Centro-Nord e +0,4% al Sud».

L'occupazione, «dopo la drastica riduzione dal 100% al 40% degli sgravi contributivi, ristagna: +0,3% al Centro-Nord, +0,2% al Sud». Ancora meglio nel 2017: il Pil italiano dovrebbe aumentare del +1%, sintesi di un +1,1% del Centro-Nord e di un +0,9% del Sud.

A concorrere positivamente l'andamento dei consumi finali, stimato in +0,5% al Centro-Nord e +0,6% al Su. Mentre «Sul fronte occupazionale, si prevede un aumento nazionale del +0,4%: +0,4% al Centro-Nord e +0,3% al Sud».

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