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Tagli degli stipendi per i dirigenti in Sicilia, manca voto dell’Ars

PALERMO. I tagli allo stipendio e le regole per rendere più produttivi i dirigenti, introdotte a livello nazionale dalla riforma Madia, non si applicheranno in Sicilia. Almeno fino a quando l' Ars non recepirà le norme approvate a Roma.

Si apre un altro caso alla Regione, visto che il recepimento e l'applicazione integrale della riforma Madia è uno dei punti essenziali dell' accordo fra Stato e Regione che ha portato nelle casse siciliane un miliardo e 600 milioni all' inizio dell'estate.

E infatti è lo Stato che ha chiesto alla Regione di conoscere lo stato d' attuazione della riforma della pubblica amministrazione. Il capo del Personale, Luciana Giammanco, ha predisposto una relazione dove mette in evidenza che nessuna delle norme sui dirigenti è applicabile automaticamente: serve una «corposa» modifica della legge regionale in vigore, la famosa legge 10. Dunque bisognerà aprire la «vertenza» all'Ars, con tutte le incognite che un voto sulla dirigenza si porterà dietro.

La riforma Madia, approvata nel 2015, è stata poi messa in atto attraverso vari decreti. L' ultimo, quello sui dirigenti, è del 26 agosto. Prevede, per esempio, che la retribuzione di ogni dirigente sia ancorata per il 30% alla valutazione dei risultati ottenuti in base a una griglia inserita nello stesso decreto. Oggi invece in Sicilia anche la parte variabile viene generalmente data a pioggia.

La Madia ha anche previsto un meccanismo che impedisce ai dirigenti di restare senza incarico a parità di stipendio: chi non ha un ufficio da guidare perde tutta la parte accessoria della busta paga e anche un 10% in più per ogni anno in cui resta senza incarico. Dopo sei anni si ri schia perfino di perdere il posto di lavoro o il demansionamento.

In base alla riforma Madia, inoltre, il contratto dei dirigenti, soprattutto quelli di grado più elevato, sia valido per quattro anni mentre in Sicilia si può ancora oscillare fra 2 e 7. E in generale la riforma nazionale ha introdotto delle clausole che dovrebbero (condizionale d' obbligo) limitare la discrezionalità di assegnazione degli incarichi e quindi il clientelismo politico all'interno della pubblica amministrazione. È previsto infatti che chiunque voglia entrare nella dirigenza possa frequentare un corso -concorso per essere inserito in un albo: poi l' amministra zione bandirà delle selezioni, per accedere ai posti dirigenziali liberi, vincolate agli iscritti all'albo.

Ci sono poi meccanismi di valutazione affidati a varie commissioni di esperti di cui fa parte anche l'Anac (l' Agenzia anticorruzione).
Tutto questo non è immediatamente applicabile in Sicilia: la Giammanco lo scrive per ben due volte nella relazione. Suscitando però i dubbi dell' assessore al Personale, Luisa Lantieri, che in più di una occasione si era sbilanciata annunciando che la riforma Madia sarebbe stata immediatamente applicata in Sicilia. L' assessore ha subito convocato la dirigente: domani ci sarà un vertice per cercare di capire come accelerare i tempi. Preoccupata, la Lantieri, che approvare una riforma così delicata all' Ars apra scenari imprevedibili, vista anche l' influenza che i dirigenti hanno sui deputati.

La Giammanco ha segnalato nella relazione la necessità di creare un tavolo tecnico «per lo studio e l'esame della nuova disciplina». Il tavolo sarà «propedeutico all' elaborazione di una proposta legislativa».

Il tutto passa anche dall' assessorato all'Economia, «garante» dei patti con lo Stato. Alessandro Baccei sceglie la via della cautela: «Non sono un esperto e dunque non posso valutare questa relazione. Di sicuro la riforma Madia va applicata. Lo abbiamo messo per iscritto». Baccei ipotizza che, se fosse definitiva la scelta di andare all'Ars, la riforma della dirigenza potrebbe essere inserita nella Finanziaria: dunque il via libera arriverebbe fra dicembre e i primi mesi del 2017.

Fino ad allora i dirigenti sarebbero al riparo dal rigore nazionale. Anche se, va detto, il Dirsi, la sigla autonoma più rappresentativa, invoca il recepimento della Madia: «Oggi i dirigenti sono in mano alla politica commenta Silvana Balletta, una dei leader del sindacato -. Con la riforma Madia dovrebbe essere tolta molta discrezionalità. Noi abbiamo proposto più volte di recepirla in modo integrale». La riforma darebbe anche nuove ambizioni di carriera ai dirigenti intermedi, che oggi si trovano la strada sbarrata dai dirigenti generali che ricevono a rotazione nuovi incarichi occupando tutti gli spazi di vertice.

Con una norma all'Ars la Regione dovrebbe anche recepire la parte della riforma Madia che prevede la riorganizzazione amministrativa attraverso «riduzione degli uffici e del personale dirigenziale» anche se - almeno da questo punto di vista - la Regione si è portata avanti con la Finanziaria del 2015 che ha previsto norme simili, già applicate, che hanno permesso di decretare il taglio di 191 postazioni dirigenziali dal prossimo gennaio. Ora però queste norme regionali andranno allineate a quelle nazionali.

Le uniche norme della riforma Madia che non hanno bisogno di recepimento e sono immediatamente applicabili - ha segnala infine la relazione della Giammanco - sono quelle contro i furbetti: i procedimenti disciplinari, e i licenziamenti rapidi, sono già una regola anche alla Regione.

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