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Fondi per i poveri agli ex sportellisti. I lavoratori: "Trattati da svantaggiati"

Da mesi senza indennità, parte la protesta davanti l'assessorato al Lavoro

PALERMO. “L'utilizzo dei fondi comunitari destinati ai sussidi è stato tirato fuori dalla dirigente generale del Lavoro in commissione Bilancio all’Ars e non fa parte della nostra proposta che, per inciso, è stata fatta propria anche dal governo, che ora smentisce se stesso. Ci trattano come svantaggiati quando abbiamo solo diritto a un lavoro che ci è stato ingiustamente tolto”. Così i lavoratori degli ex sportelli multifunzionali intervengono sulla polemica relativa al possibile utilizzo dei fondi europei destinati al sociale per finanziare i loro nuovi contratti: a loro avviso le risorse possono trovarsi da fondi nazionali.


Da molti mesi i 1.700 esperti in politiche del lavoro non percepiscono più alcuna indennità e hanno iniziato una dura protesta davanti all’assessorato alla Famiglia e al Lavoro in via Trinacria a Palermo, dove resteranno anche a Pasqua.
In commissione Bilancio si stanno discutendo tutte le norme rimaste fuori dalla Finanziaria, compresa quella per salvaguardare questo personale impiegandolo a supporto dei Centri per l’Impiego. Sulle risorse da utilizzare per pagare i loro stipendi è scoppiata però una polemica perché i fondi comunitari destinati a poveri e al sociale ammontano a 45 milioni e secondo i primi calcoli del dipartimento andrebbero tutti esauriti solo per gli ex sportellisti.
Secondo i lavoratori, però, ci sono altre risorse da utilizzare in alternativa senza penalizzare le categorie svantaggiate: “La norma esitata in commissione – spiegano i lavoratori - ha individuato la copertura economica nella natura della ratio della stessa norma ed è, addirittura, stata costruita proprio sull’individuazione dei fondi indicati nella ricognizione risorse per il rafforzamento dei servizi e delle politiche attive del lavoro destinata alla Sicilia, nei quali sono indicate specifiche voci dedicate all'implementazione dei Cpi e dell'orientamento per ottemperare alla riforma nazionale”. Dunque secondo i promotori della protesta basta guardare alle norme che hanno riformato le politiche del lavoro a livello nazionale per individuare le risorse necessarie.

“I Centri per l’Impiego siciliani non – proseguono - hanno le professionalità che servono per ottemperare alle norme, il nostro sistema si avvaleva degli operatori degli ex sportelli multifunzionali che hanno operato in sinergia con i Cpi per lungo tempo. Formare o riqualificare altro personale o assumerlo esternamente avrebbe un costo che non è giustificato in presenza di personale già qualificato con risorse regionali. Perché lasciare gli uffici pubblici monchi di figure specialistiche con il rischio di non ottemperare alle norme, non offrire servizi degni di tale nome e rischiare che la Sicilia sia sempre il fanalino di coda rispetto alle altre regioni?”.
Dunque le risorse a livello nazionale ci sarebbero. “L'utilizzo dei fondi comunitari destinati ai sussidi è stato tirato fuori dalla dirigente in commissione bilancio e non dalla nostra proposta. La dirigente ha parlato di fondi del Fse da distribuire a persone bisognose come sussidio o di premialità in base al reddito e al carico familiare, tra cui noi esperti in politiche attive del lavoro, trattandoci come soggetti svantaggiati. Credono che l'aver dormito per strada o digiunato da loro il diritto di trattarci da "straccioni", come siamo stati definiti da chi si sente disturbato dalla presenza di lavoratori che lottano per ripristinare un proprio diritto? Non chiediamo sussidi ma la dignità del nostro lavoro ingiustamente tolto”.

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