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Consulenze d’oro, debiti per 300 milioni
e crediti mai riscossi: le Asi in ginocchio

Il governo interviene in Finanziaria per varare la riforma. Cause perse e parcelle di avvocati sono costate 100 milioni

PALERMO. Ci sono undici enti regionali che dovevano chiudere i battenti nel 2012 e invece sono rimaste in attività cumulando un debito di quasi 300 milioni. Sono gli ex consorzi Asi, le Aree industriali che dovevano favorire lo sviluppo: a prosperare oggi sono invece contenziosi per oltre cento milioni.

E più tempo passa più questo buco nero si allarga perché questi enti da anni non ricevono direttamente i contributi regionali, riscuoto solo briciole dei milioni legati ad affitti e canoni vari, pagano con difficoltà i fornitori e di conseguenza i contenziosi e le parcelle legali crescono a un ritmo vertiginoso.

Ora l’assessore alle Attività produttive, Mariella Lo Bello, vuole accelerare la chiusura e assieme al deputato Giovanni Di Giacinto ha proposto una serie di emendamenti alla Finanziaria per interrompere l’emorragia. Questa è la storia delle Aree di sviluppo industriale, consorzi formati anche da Comuni ed enti pubblici e finiti sott’accusa per sprechi e inefficenze. Nel 2012 l’ex assessore regionale Marco Venturi ne decretò la chiusura: «In questo modo cancelliamo 800 posti di sottogoverno e risparmiamo 4 milioni» disse.

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