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Farmaci, previsti maxi risparmi con la nuova distribuzione

In Sicilia, già 166 milioni in meno di uscite con le medicine dispensate in rete e non solo negli ospedali

PALERMO. In Italia potrà nascere una struttura nazionale - con Credifarma e Federfarma servizi pronte a collaborare - di supporto alle farmacie che, per difendersi dall’ingresso di capitali privati, sono disposte ad aggregarsi in reti indipendenti sviluppando servizi innovativi e remunerativi.

Dai dati comunicati da Federfarma Palermo, le 1.440 farmacie siciliane hanno concretamente fatto risparmiare alla Regione il 56% sulla spesa per la dispensazione dei farmaci del “prontuario ospedale territorio” (Pht). Rispetto al 2012, quando il servizio era pubblico, la Distribuzione per conto attraverso le farmacie ha consentito, da aprile 2014 a marzo 2015, di passare da 3.826.705 confezioni erogate per una spesa di 298.501.676 euro a 3.222.576 confezioni con una spesa di 132.098.019 euro. La Dpc in Sicilia, dunque, ha ridotto il numero di pezzi distribuiti (604.129 in meno), ne ha contenuto il costo unitario da 60,89 a 39,85 euro e ha procurato un risparmio complessivo all’erario di 166 milioni di euro (-56%).

“Motivo per cui – ha dichiarato Franco Mangano, presidente di Federfarma Sicilia – sollecitiamo la Regione ad affidarci tutti gli altri servizi previsti dall’accordo sulla Dpc, come la possibilità per il cittadino di prenotare in farmacia visite specialistiche ed esami diagnostici e ritirare referti”.

Anche la proposta del presidente di Federfarma Palermo, Roberto Tobia, è stata apprezzata e condivisa dai farmacisti europei e italiani riuniti nel Capoluogo dell’Isola per studiare strategie alternative alla liberalizzazione.

Per coprire i costi delle aggregazioni e dei servizi, ha spiegato Tobia, “l’idea è quella di offrire ad un pool di banche la portabilità dei Pos delle farmacie: a fronte di un enorme volume di transazioni le banche potrebbero riconoscerci uno sconto sulle commissioni che finanzierebbe la rete e anche un fondo di previdenza integrativa dei farmacisti”.

“In Europa vi sono 164 mila farmacie visitate ogni giorno da 46 milioni di persone – ha riferito Jurate Svarcaite, segretaria generale del Pharmaceutical Group of European Union – ma nei Paesi che hanno applicato la liberalizzazione si sono avuti effetti opposti, cioè concentrazioni delle farmacie nelle mani di poche persone, aumento dei prezzi dei farmaci e perdita di qualità del servizio, tant’è che Ungheria, Estonia e Lettonia hanno avuto ripensamenti e spero che accada anche nel mio Paese, la Lituania. E in Gran Bretagna, Francia, Irlanda, Portogallo e Norvegia i locali sistemi sanitari pubblici hanno affidato alle farmacie quei servizi che non riescono più a fornire direttamente, perché hanno compreso l’efficacia del rapporto farmacista-cittadino”.

Anche in Italia, dunque, ha spiegato Annarosa Racca, presidente di Federfarma, la sfida “è quella di sviluppare nuovi servizi che diano una remunerazione e facciano superare le attuali difficoltà economiche” che rendono le farmacie facilmente acquistabili dai privati non farmacisti “che da anni cercano di mettere le mani sul nostro fatturato”.

Uno dei nuovi servizi è la “pharmaceutical care”: lo Stato paga il farmacista per controllare le terapie dei pazienti cronici ottenendo forti risparmi sulla spesa per i farmaci e i ricoveri impropri. Col progetto sperimentale I-Mur, nel quale 283 farmacie in 15 regioni hanno preso in carico 1.263 pazienti asmatici, la Federazione degli ordini dei farmacisti ha dimostrato allo Stato che i pazienti con asma controllata sono aumentati del 25%, l’aderenza ai piani terapeutici è cresciuta del 38% e la spesa per i farmaci si è ridotta dell’8,2%. Esperienza che, secondo Andrea Manfrin dell’University of Kent, se estesa ai 3 milioni di pazienti asmatici in Italia, porterebbe ad un risparmio per l’erario fino a 717 milioni di euro l’anno al netto della remunerazione per i farmacisti.

 

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