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Volkswagen ai concessionari italiani: sospendete le vendite di auto euro 5

Si tratta di circa 2500 veicoli, modelli del Gruppo Volkswagen venduti con i marchi Volkswagen, Audi, Seat, Skoda e Volkswagen Veicoli commerciali

ROMA. Volkswagen Italia ha inviato una lettera a tutti i concessionari nel nostro Paese chiedendo di sospendere «come misura precauzionale» la vendita, le immatricolazioni e le consegne dei «modelli equipaggiati con motori diesel EA 189 omologati Euro 5». La comunicazione riguarda circa 2.500 veicoli dei marchi Volkswagen, Audi, Seat, Skoda, in attesa di «fare chiarezza» su un particolare software utilizzato sui motori Diesel.

La misura non riguarda i nuovi Euro 6, in vendita dall'1 settembre.(Tranne che per un ristretto numero di auto dei vari marchi (secondo fonti interne all'azienda dovrebbero essere tra le 2.500 e le 3.000 unità) con vecchia classificazione Euro 5, i modelli del Gruppo Volkswagen venduti in Italia con i marchi Volkswagen, Audi, Seat, Skoda e Volkswagen Veicoli commerciali attraverso una rete di circa 500 operatori sul territorio nazionale, sono regolarmente acquistabili e immatricolabili, in quanto dallo scorso primo settembre le auto debbono obbligatoriamente essere Euro 6, un livello di omologazione delle emissioni dei diesel che è esente dalle problematiche evidenziate negli Stati Uniti.

Per gli autoveicoli Euro 5 dotati del motore 2.0 TDI 'incriminatò e in attesa di vendita, nell'ambito delle proroghe accordate, o di consegna, è invece scattata la sospensione richiesta da Volkswagen Italia. Una lettera inviata a tutti i concessionari del Gruppo chiede infatti di sospendere «come misura precauzionale» la vendita e le immatricolazioni e le consegne dei «modelli equipaggiati con motori diesel EA 189 omologati Euro 5».  La comunicazione - ad esclusivo uso interno - è stata inviata in attesa di «fare chiarezza su alcune problematiche che riguardano un particolare software utilizzato sui motori Diesel». Come precisa la filiale italiana del Gruppo di Wolfsburg, si tratta di un provvedimento cautelativo, che dovrebbe permettere in tempi brevi di fare chiarezza sulla reale portata del problema «in attesa - si legge nella lettera - di ricevere ulteriori chiarimenti e dettagli» dalla Casa madre.

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