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In Italia non si allevano più conigli, rischio oblio per le antiche ricette

Secondo Coldiretti, i compensi riconosciuti agli allevatori non coprono i costi necessari per garantire la qualità del prodotto italiano

MILANO. In Italia non si allevano più conigli, o quasi. Negli ultimi 25 anni il numero di conigli allevati si è dimezzato. Lo ha denunciato a Expo Coldiretti, che per questo ha indetto la Giornata del Coniglio.

Secondo Coldiretti, i compensi riconosciuti agli allevatori non coprono i costi necessari per garantire la qualità del prodotto italiano con il risultato che i conigli in Italia sono passati da 12,3 milioni del 1990 ai 6,5 milioni nel 2015.

Malgrado il crollo l'Italia si conferma tuttavia primo produttore europeo e sfida la Cina nel primato mondiale, anche se ad insediare la posizione ci sono - sottolinea la Coldiretti - il Venezuela e la Bolivia.

L'allevamento del coniglio in Italia fa parte di una delle tradizioni più consolidate, con una forte presenza di allevamenti familiari.

A scomparire sono stati molti piccoli allevamenti destinati al consumo casalingo dove si trasmettevano antiche ricette conservate da generazioni, dal coniglio in salmì a quello «alla cacciatora» o «all'ischitana». Molti degli chef presenti a Expo le stanno recuperando.

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