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Imprese, la Regione ancora non paga i debiti: disponibili solo 600 milioni su un miliardo

La Sicilia è agli ultimi posti in Italia per l’efficienza nel saldare i creditori. Il ragioniere generale Pisciotta: troveremo l’intesa con lo Stato entro fine mese

PALERMO. Approvata nella primavera scorsa, la legge con cui la Regione ha ottenuto il via libera per saldare i debiti verso le imprese non ha ancora prodotto gli effetti sperati. Del miliardo stanziato, sono stati utilizzati appena 450 milioni. E la Sicilia continua ad essere agli ultimi posti in Italia nella speciale classifica dei «pagatori» stilata dal ministero dell’Economia.

Secondo dati forniti dall’assessorato regionale all’Economia, del miliardo previsto ad aprile sono disponibili solo 607 milioni. È la prima tranche del maxiprestito che lo Stato doveva erogare proprio in base alla legge faticosamente approvata all’Ars. La seconda tranche, che vale circa 340 milioni è ancora in bilico: manca l’intesa Stato-Regione per l’erogazione e dunque i tempi per le aziende che dovrebbero attingere a questo finanziamento si allungano. Il maxiprestito era così costruito: 607 milioni costituivano la parte destinata alle aziende creditrici della sanità.

Questa tranche del prestito è stata concordata con lo Stato a fine giugno ed erogata in questi giorni alle aziende: «Secondo i nostri dati - spiega Mario Pisciotta, Ragioniere generale della Regione - i primi 450 milioni sono già stati pagati. Gli altri 157 milioni destinati al settore sanitario saranno pagati nei prossimi giorni». Ma per poter andare avanti nei pagamenti la Regione deve sottoscrivere col ministero dell’Economia l’accordo sui restanti 340 milioni. Di questi, 240 saranno destinati ai debiti contratti dagli enti locali e gli ultimi 100 a quelli di cui risponde direttamente la Regione. Ed è proprio a questa fetta di finanziamenti che guardano con maggiore interesse le imprese siciliane: «I debiti della sanità - spiega Mario Filippello, segretario della Cna - riguardano principalmente grandi imprese nazionali e multinazionali. Quelli contratti da enti locali e Regione sono invece tutti con aziende locali. Dunque se non si sbloccano queste risorse, non si dà respiro all’economia siciliana». Filippello teme che «i ritardi nell’attivazione di questa parte del prestito possano sorgere da preoccupazioni del ministero sulla tenuta dei conti della Regione».

 

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