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P.a., Governo rivede limiti di età per le pensioni
No al tetto di 68 anni per docenti e medici

ROMA. Dietrofront sulle quattro mila uscite nella scuola, la cosiddetta quota 96, e sui pensionamenti facili, che permettevano di mandare a riposo professori universitari e primari già a 68 anni. Al Senato il Governo ha rimesso le mani sul decreto Pa, presentando una manciata di emendamenti che hanno fatto saltare alcune delle misure volte a 'rottamarè la macchina pubblica, favorendo la staffetta generazionale.
Tutti punti su cui la Ragioneria dello Stato aveva rilevato, già alla Camera, problemi di copertura. Ma il premier Matteo Renzi rassicura, almeno per gli insegnati intrappolati a lavoro a causa di un errore tecnico della Fornero. La soluzione potrebbe arrivare, infatti, insieme al pacchetto scuola, per la fine di agosto. 
Di certo non sarà il dl di riforma della Pubblica Amministrazione a sciogliere il nodo evidenziato dalla Ragioneria, dal Mef e dal commissario alla Spendig Review Carlo Cottarelli, con tutte le polemiche connesse. Poi i tempi stretti per la conversione del decreto hanno fatto il resto: tanto che per l'esecutivo l'unica exit strategy rimasta coincideva col tagliare direttamente le norme 'incriminatè. Tutto mentre il Governo si prepara a porre la questione di fiducia anche nell'Aula di Palazzo Madama (dove intanto sono arrivati 650 emendamenti), per poi ripassare, di corsa, a Montecitorio.
D'altra parte si deve chiudere entro l'8 agosto, visto che il dl scade in piena pausa estiva, ovvero il 23 del mese. Lo stralcio dell'articolo che liberava quattro mila pensionamenti nella scuola ha lasciato molta amarezza tra i sindacati e i parlamentari.
Delusione si legge anche nelle parole del presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia (Pd), che aveva dato parere favorevole all'emendamento dedicato a quota 96 nonostante la contrarietà del ministero dell'Economia. Per Boccia si tratta di «una scelta del Mef», che apre «una ferita molta seria» nel Parlamento. Sulla stessa linea anche il relatore al dl, Giorgio Pagliari (Pd), che chiede di «ricollocare nel suo ruolo la Ragioneria», perchè le scelte le fa il Parlamento e non la Rgs».
Il disagio emerge anche fuori dai palazzi, il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, parla di «ennesimo pasticcio». Duro il giudizio della Cgil, secondo cui tornado indietro si è commessa «un'ingiustizia ancora più grave» di quella che si voleva cancellare. Ma a saltare non è stata solo la norma salva insegnati.
Gli emendamenti del Governo, passati alla Commissione Affari Costituzionali del Senato, che ha licenziato in fretta il provvedimento, hanno anche abolito: il pensionamento d'ufficio per professori universitari e primari una volta compiuti i 68 anni; lo stop alle penalizzazioni per le uscite prima dei 62 anni e l'incremento per gli assegni di riversibilità per gli invalidi del terrorismo. Insomma i punti affossati dalla Ragioneria, che oggi avrebbe anche sollevato dubbi su alcune misure contenute nel decreto competitività, all'esame della Camera.
Tanto che sono stati sospesi i lavori della Bilancio, alle prese con i pareri sul dl. Tornando a quota 96, una misura da 416 milioni, Renzi spiega come l'emendamento sulla scuola, inserito alla Camera, non c'entrava nulla con la ratio della riforma della Pa e quindi è stato giusto toglierlo dal decreto. Tuttavia una soluzione arriverà, molto probabilmente all'interno di un intervento più ampio sul comparto. D'altra parte lo stesso ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, aveva nei giorni scorsi accennato a questa ipotesi.

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