ROMA. Con altri 678 milioni il governo dà ossigeno a cassa integrazione e mobilità in deroga nel 2014: le risorse per l'anno in corso salgono così a 1,72 miliardi. «Abbiamo voluto dare risposta ad un'emergenza, con l'intenzione di costruire un ponte verso un nuovo assetto complessivo degli ammortizzatori sociali», spiega il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che con il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha firmato ieri il decreto interministeriale che fissa nuove regole e limiti per gli ammortizzatori in deroga, e individua ulteriori risorse (la legge di stabilità prevedeva 1,4 miliardi per il 2014, ma di questi 800 erano già stati utilizzati per il 2013).
È fredda l'accoglienza dei sindacati. Cgil, Cisl e Uil usano le stesse parole: risorse e misure messe in campo con il decreto «non sono risolutive». Alla Cgil non piace che le risorse «in realtà si stornano da altri capitoli del lavoro verso la deroga»: per il segretario confederale Serena Sorrentino «ancora una volta il governo non cambia verso» perchè c'è uno spostamento di risorse« dagli incentivi per l'occupazione e dalla formazione continua, quindi tra diversi capitoli dello stesso fronte, le politiche per il lavoro. Mentre delle nuove regole appare "pesante aver introdotto l'aumento dell'anzianità lavorativa per poter accedere agli ammortizzatori in deroga che penalizzerà proprio quei contratti temporanei fortemente incentivati dal governo"; Il decreto "non sembra un intervento risolutivo che consentirà a imprese e lavoratori di avere le garanzie necessarie".
La Cisl, con il segretario confederale Luigi Sbarra, fa notare che il decreto "ha accolto solo parzialmente le osservazioni critiche del sindacato", e avverte: "La soluzione individuata sulla durata massima degli ammortizzatori in deroga (11 mesi per il 2014, 5 mesi per il 2015), se da una parte fa salvo il 2014, dall'altra non fa che rinviare l'emergenza al 2015, anno per il quale le previsioni economiche sono ancora negative"; se c'è "apprezzamento" per l'iniezione di risorse, c'è anche preoccupazione per le nuove "forti restrizioni" che "creeranno nel Paese e sopratutto nelle aree del Mezzogiorno problemi e tensioni sociali che il Governo sta sottovalutando".
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