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Lupi sul futuro di Alitalia: "Poste continua a lavorare sull'accordo, sindacati? Solo un marziano li capirebbe"

ROMA. Come una sfida a scacchi, sulla partita Alitalia i giocatori - tra azionisti, sindacati e governo - si preparano alle ultime mosse. E, un po' in difesa, un po' in attacco, mettono a punto la propria strategia. Il vero nodo appare ora la partecipazione di Poste. Sul tappeto sarebbe pronto anche un «arrocco» che prevedrebbe il superamento dell'impegno della società guidata da Francesco Caio. Ma l'ad di Poste non è certo con le mani in mano. Sta tessendo la sua tela diplomatica. Ha chiamato al telefono il numero uno di Etihad, James Hogan, per parlare di possibili sinergie industriali e - nonostante il braccio di ferro - il termometro dei rapporti con il governo segna il sereno: c'è ancora grande sintonia. «Poste continua a lavorare sull'accordo», assicura del resto il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi. Il governo comunque segue con attenzione il dossier. Con distaccata diplomazia, punta a sminare gli ultimi ostacoli proprio mentre l'operazione Etihad è alle battute finali, con gli arabi pronti già a firmare entro la prossima settimana.  Infuria certo la polemica con i sindacati, bacchettati da Lupi: «Solo un marziano - ha detto - capirebbe le divisioni all'interno dei sindacati sul tema della rappresentanza». Ma il vero nodo - per i soci arabi - sarebbe rappresentato dalle condizioni, sempre più complesse, avanzate dall'azionista Poste. Per questo si starebbe lavorando anche all'ipotesi di un intesa senza Poste. In questo contesto si inquadrerebbero gli incontri che il premier Matteo Renzi ha avuto con altri due azionisti, Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit, e Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Atlantia. Per Poste sono al lavoro gli avvocati e gli advisor: la società pubblica non nasconde la propria intenzione di considerare Alitalia un investimento industriale. Non si vuole  accollare i debiti della vecchia Alitalia ma entrare nella nuova società nella quale Etihad punta ad avere il 49%. Uno dei nodi è però quello delle percentuali di partecipazione: se Poste ottenesse il 5% la quota degli altri soci scenderebbe al 46% e i nuovi soci arabi avrebbero una maggioranza relativa. Il loro timore è che questo possa incontrare i veti dell'Ue. I vincoli sono chiari e poi ci sono anche le altre compagnie, Lufthansa in testa, che non sembrano proprio disposte a dare loro il benvenuto sul ricco mercato comunitario. Gli avvocati di Poste una soluzione l'hanno adombrata. E c'è chi si dice convinto che poi, alla fine, una quadra si troverà. Al momento tra new-co e old-co sarebbe stata ipotizzata una med-co, nella quale riunire i soci italiani e nella quale le Poste sarebbero pronte a mettere anche più dei 40 milioni richiesti. Ma questo non piacerebbe alle banche, che - con questa soluzione - si sentirebbero considerate creditori di serie B. Per questo si starebbe facendo largo l'idea di fare a meno di Poste che, pur avendo votato a favore della ricapitalizzazione fino a 250 milioni, potrebbe alla fine non aderire all'aumento e diluire la propria quota. Superato l'ostacolo soci - Poste ha convocato un Cda per venerdì prossimo - Etihad sarebbe comunque pronta a firmare, con un contratto che fissi precise garanzie nel caso di ostacolo da parte delle autorità europee. Nonostante le polemiche, infatti, sembrano superati i paletti delle intese sindacali. Anche se - è evidente - i nuovi soci vorrebbero arrivare in una società nella quale le conflittualità siano già chiaramente governate. In questo contesto, la Uilt che non ha firmato l'intesa sul contratto e sui risparmi preoccupa  i futuri soci arabi per la possibilità che scioperi dei piloti - dove la Uilt ha una forte rappresentanza - possano mettere in ginocchio la compagnia. Ma anche su questo il governo non starà a guardare. «Se martedì non ci sarà l'accordo di tutti il governo - ha annunciato Lupi - convocherà le parti perchè non c'è spazio per avere titubanze». Una convocazione che scatterà sicuramente visto che la Uilt solo mercoledì avrà un incontro con il segretario generale Uil Angeletti per affrontare il tema. «Lupi ha ragione - ha detto il leader Cisl Raffaele Bonanni - ma dica con chi ce l'ha. Per la Cisl la vicenda è chiusa visto che non solo la maggioranza dei sindacati ha siglato gli accordi ma anche il referendum tra i lavoratori ha dato il via libera alla nascita della nuova compagnia. Il Governo, l'azienda e gli investitori non devono avere più titubanze e procedere verso la costruzione della nuova compagnia aerea».

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