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I vini dell’Isola del Giornale di Sicilia, torna la guida ai sorsi migliori

Al settimo anno la rassegna più completa delle etichette regionali. A Palermo la premiazione di quelle «5 stelle»

PALERMO. Legato al passato e rivolto al futuro. Frutto della vigna e del talento dell’uomo. Amato da affabulatori dell’uva e da santi bevitori. Il vino è fatto da gente che conosce i ritmi della natura e che ha ereditato - e rinnovato - saperi millenari. Ieri si è ragionato a lungo su questa gloria nazionale, che è natura, storia, sentimenti, immaginazione, declinata in salsa siciliana, durante la presentazione della guida del Giornale di Sicilia «Vini di Sicilia 2014», curata da Fabrizio Carrera e Gianni Giardina e da oggi in edicola. Si tratta della settima edizione di un prezioso racconto di cantine e produttori che hanno superato la prova del bicchiere, nel curioso gioco della degustazione, con quelle insospettabili acrobazie della lingua che si anima d’amore. Un breviario per capire l’esperienza del vino, un libro che si tocca, si annusa, si ascolta, le cui pagine sono lastricate da differenti proposte.
Giardina dà i numeri contenuti in questa… bevibile antologia di racconti, una vera polifonia di cantine: «Abbiamo valutato 1000 vini, 700 sono finiti nella guida. Di questi, 50 hanno conquistato le 5 stelle, un attestato per l’altissima qualità. È aumentata la qualità degli spumanti e dei bianchi, come mai avremmo pensato solo qualche anno fa; il nero d’Avola è risultato il vitigno più premiato, confermandosi un cavallo di razza in gran forma. Stenta il rosato, tanto che al più presto andremo, con i produttori, in Provenza ad apprendere l’arte. Viene fuori alla grande la Malvasia, una riscoperta. Un’altra considerazione: in Sicilia si può bere bene a poco prezzo: 30 tra i 50 vini premiati costano meno di 10 euro. In assoluto la forbice dei prezzi va da 6 a 40 euro».
Grappoli di parole. Carrera: «La qualità media dei nostri vini sale anno dopo anno, all’estero c’è una percezione della Sicilia del vino in crescita. Ma bisogna osare, ed essere più consapevoli. Sempre più le aziende si trasformano in strutture ricettive: il vino costituisce un richiamo turistico molto forte e, se pensiamo che su 100 stranieri che arrivano in Italia, solo il 3,5% scende in Sicilia, c’è un ampio margine su cui lavorare». Il condirettore del Giornale di Sicilia, Giovanni Pepi: «In Sicilia esiste un’imprenditoria libera e capace, senza il sostegno pubblico, di affermare i propri prodotti sul mercato internazionale, grazie alla capacità di competere, senza trucchi. Oggi che la pubblica amministrazione non è più l’ammortizzatore sociale di un tempo, bisogna fare impresa per assicurare crescita e sviluppo". Antonio Rallo, presidente di Assovini e del Consorzio Doc Sicilia, punta sull’unità: «Siamo tanti e piccoli se non ci uniamo non possiamo andare lontano. Speriamo che al più presto il Consorzio possa contare sul 40% dei produttori siciliani, è un’opportunità che non possiamo farci sfuggire. Al comparto serve anche una regia unica per evitare di spendere male le poche risorse».
Uniti, come fanno i francesi e come fa il Cerasuolo di Vittoria. Alla presentazione è intervenuto l’assessore regionale all'Agricoltura, Dario Cartabellotta: «Stiamo avviando la programmazione 2014/20, consapevoli che la crescita sul mercato internazionale può partire solo dalle risorse umane, investiremo in questo senso per costruire un programma che permetta sviluppo al brand Sicilia. Uno dei sogni è la nascita di Scuola mediterranea per l’enologia e l’agricoltura».
Poi è toccato ai dieci super premiati. Loro (li trovate nelle schede), più di altri, hanno sciolto memorie ed emozioni nella complessa esperienza sensoriale del bere vino. E qui le emozioni non sono francobolli. Non si archiviano, non si collezionano. Si imbottigliano. 

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