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Assunzioni in Sicilia, imprese in rivolta

Le banche non concedono le fideiussioni: si blocca il credito d’imposta. La Regione: faremo noi da garanti. L’assessorato al lavoro convoca le compagnie assicurative: serve una polizza per usare i fondi.

PALERMO. Le assunzioni sono state fatte, i soldi per gli incentivi alle aziende sono pronti ma il credito di imposta non decolla. Anzi, rischia di essere bloccato e scatena la rivolta delle imprese. Gli intoppi burocratici fanno inciampare l’investimento dei fondi europei e artigiani e Pmi alzano la voce.
Il bando per il credito di imposta risale a due anni fa. La Regione ha stanziato 65 milioni prevedendo di sgravare del 50% il costo delle assunzioni (stipendi e contributi) che le imprese hanno fatto fino alla metà del 2012. «Si tratta di assunzioni a tempo indeterminato - spiega Mario Filippello, segretario della Cna - e alla Regione sono già arrivate 1147 domande di accesso al credito di imposta da parte di altrettante aziende che hanno attivato circa 5 mila posti». Le aziende già dal prossimo mese avrebbero dovuto scomputare dalle tasse da versare allo Stato il costo della metà di queste assunzioni: all’erario poi le somme sarebbero state compensate dalla Regione grazie a finanziamenti europei.
Il termine per presentare la documentazione che certifica il diritto al credito di imposta scade il prossimo 22 settembre ma le imprese hanno già anticipato che «tutto finirà in un grande bluff. Perchè - aggiunge Filippello - l’assessorato al Lavoro ha chiesto di allegare alla documentazione una fidejussione bancaria o assicurativa che appena 3 aziende su 1.147 sono riuscite ad avere». La fidejussione serve a garantire che - nel caso di truffe sulle assunzione - se l’Ue non rimborsa i finanziamenti, la Regione si può rivalere sulla banca. E poichè i tempi di certificazione di Bruxelles sono lunghi, anche l’assicurazione ha tempi dilatati che ne allungano il rischio e il costo. «Per questo motivo - sintetizza Filippello - nessun istituto ha voluto garantire gli investimenti attivati».
All’assessorato al Lavoro confermano che è scattato l’allarme rosso: «L’obbligo di chiedere la fidejussione - spiega la dirigente Anna Rosa Corsello - ci è stato suggerito dalla Corte dei Conti per uniformarci a un analogo provvedimento dello Stato. In effetti sta creando gravi problemi alle imprese. E per questo motivo stiamo pensando di posticipare la scadenza del 22 settembre e nel frattempo provare a trovare una soluzione». Ma poichè, aggiunge la Corsello, non si può rinunciare alla fidejussione il tentativo della Regione è quello di fare a sua volta da garante: «Stiamo convocando i broker assicurativi chiedendo di trovare una polizza standard o comunque un prodotto che possa essere utilizzato dalle nostre imprese per ottenere questi fondi. Abbiamo pronti 45 milioni che non possiamo erogare se non arrivano le fidejussioni».
I tempi finiranno per allungarsi e Filippello teme che si replichi un copione già visto all’assessorato alle Attività produttive «dove da quattro anni non si riesce ad assegnare finanziamenti per ampliamenti di aziende proprio perchè alle imprese già entrate in graduatoria viene chiesta una fidejussione che nessuna riesce a ottenere».
Nel clima di rivolta contro la Regione, che coinvolge anche Confcommercio per i fondi stornati agli alluvionati, prova a inserirsi anche il Pdl. Il vicepresidente dell’Ars, Salvo Pogliese, ha presentato una interrogazione in cui denuncia che «non è mai stata attivata la legge che permetterebbe alle nuove imprese femminili e giovanili di essere esenti dall’Irap per i primi 5 anni». In questo caso manca l’ultimo via libera del governo nazionale e Pogliese lamenta il fatto che da Palazzo d’Orleans non si sia ancora andati in pressing su Roma.

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