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Dipendenti in nero in un'azienda siciliana su due

uesta la conclusione dell’indagine effettuata dagli ispettori della Regione e depositata all’Ars nei giorni scorsi. Nel 2011 gli ispettorati del lavoro hanno passato ai raggi X 8.073 aziende individuando irregolarità in 4 mila di queste

PALERMO. Un’azienda su due in Sicilia ha un lavoratore in nero o paga i propri dipendenti diversamente da quanto previsto dal contratto formalmente applicato. Questa la conclusione dell’indagine effettuata dagli ispettori della Regione e depositata all’Ars nei giorni scorsi. Nel 2011 gli ispettorati del lavoro hanno passato ai raggi X 8.073 aziende individuando irregolarità in 4 mila di queste. I dati ufficiali depositati in commissione Lavoro all’Ars dalla Regione evidenziano che nel solo 2011 sono stati individuati 3.760 lavoratori in nero e 8.704 irregolari.


I primi sono quelli privi di qualsiasi contratto, i secondi un contratto l’hanno ma non è quello reale: il loro stipendio è inferiore al dovuto, o i contributi non vengono versati oppure l’orario di lavoro dovrebbe essere ridotto (part-time) e invece nei fatti non lo è. Tutte situazioni che i sindacati riconducono alla crisi in atto ma anche a un groviglio di norme che rendono complicata l’attuazione di alcune forme contrattuali. I dati sono frutto dell’attività degli ispettorati provinciali del lavoro. Li ha raccolti l’Ispettorato regionale che li ha elaborati e consegnati al dipartimento Lavoro della Regione, guidato dal neo dirigente Anna Rosa Corsello, che li ha inviati all’Ars. Sommando lavoratori in nero e irregolari, i casi portati alla luce nel 2011 sono 12.464 e secondo le prime rilevazioni in possesso all’assessorato al Lavoro il trend è in aumento nel 2012.


Restando ai dati del 2011, la provincia in cui sono stati individuati più lavoratori in nero, 709, è quella di Siracusa seguita da Catania con 605. A Messina gli ispettori hanno individuato 506 lavoratori in nero, a Palermo 436 e a Trapani 404. Agli ultimi posti in questa classifica le province di Agrigento (321 casi), Ragusa (233) e Caltanissetta (217). Il precedente dato fornito dalla Regione, quello del 2010, era limitato alle aziende dell’edilizia e dell’agricoltura: su 3.200 imprese ispezionate, erano stati individuati 2.001 lavoratori in nero. Mentre le statistiche Istat mostrano che nel 2009 in un totale di circa 9 mila aziende ispezionate sono stati individuati 2.453 lavoratori in nero e 5.073 irregolari: il tutto corrispondeva a un’evasione di circa 73 milioni. Per i sindacati sono cifre-spia di una emergenza. «La crisi induce a ritagliare spazi di economia soprattutto a scapito dei lavoratori - esordisce Mariella Maggio, segretario regionale della Cgil -. Molte aziende stanno licenziando per poi riassumere gli stessi lavoratori in nero. E ci risultano sempre più spesso casi di dipendenti che hanno una busta paga reale inferiore a quella che formalmente gli viene consegnata o di personale che ha un contratto part-time che nei fatti è full time».


La Maggio ricorda anche «i tanti soldi spesi per formare nuovi ispettori che poi non sono mai entrati in servizio». Claudio Barone, segretario regionale della Uil, si dice preoccupato da un fenomeno «in costante aumento» ma sottolinea che numeri così elevati «derivano anche dal fatto che è aumentata la capacità di accertamento e dunque siamo sulla strada giusta e bisogna potenziare ancora il servizio ispettivo della Regione». Tuttavia il leader della Uil mette sul tavolo un altro problema: «Bisogna dare certezza normativa. In passato ci sono state spesso interpretazioni diverse sulla regolarità di alcuni rapporti di lavoro atipico. Bisogna che si consolidi un orientamento che consenta di riportare il lavoro atipico alla sua funzione e alla sua giusta dimensione, che non può essere ovviamente quella di sostituire il lavoro dipendente».

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