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Palermo, in mobilità i 164 impiegati della Coop 25 Aprile

PALERMO. Avviata la proceduta di mobilità per tutti i164 impiegati della Coop 25 Aprile. Fra le cause c'è la crisi dei consumi. Un lento declino evidenziato nelle perdite di bilancio sempre più consistenti e non in grado di mantenere in piedi una struttura che conta ben tredici supermercati (sette a Palermo, due tra Bagheria e Casteldaccia, quattro in provincia di Trapani). Lo scorso due dicembre, la società cooperativa ha spedito una lettera a sindacati e ed enti per annunciare la mobilità, l'esubero di tutto il personale: 25 donne (9 full-time e 13 part-time) e 139 uomini (140 full-time e 24 part-time). Il ricorso alla mobilità, secondo la Coop 25 Aprile, è riconducibile alla condizione patrimoniale che non consente la prosecuzione dell'attività aziendale. Insomma, i conti non tornano, e la dimostrazione sta pure nella ridotta capacità finanziaria della società nell'ultimo trimestre, che ha compromesso anche l'approvvigionamento delle merci da mettere sugli scaffali. Ciò ha causato perdite di vendite con punte del 50%. Una condizione che ha spinto il consiglio di amministrazione della Coop, nell'ambito del piano industriale di risanamento del debito, a predisporre la chiusura dei punti vendita, entro dicembre, e la loro cessione a potenziali acquirenti. Cespiti importanti, come il punto vendita Sperlinga e la sede di Carini. «Vendite che però avverranno soltanto a fronte di un acquirente», assicurano dalla Coop. L'obiettivo infatti è la costituzione di una newco, Coop Sicilia, formata da aziende del sistema Coop Italia, i cui soci sono le grandi cooperative nazionali, le stesse del circuito Ipercoop. Con questa formula si tenta il recupero, anche parziale, delle cooperative di consumo in Sicilia e dei suoi lavoratori. Ma tutto è ancora da definire, il tempo stringe e la trattativa con i sindacati si annuncia aspra. «Le perdite di esercizio degli ultimi anni - dice il presidente della Coop 25 Aprile, Nino Tilotta - hanno ridotto la capacità di autonomia della cooperativa, che non è stata in grado con il patrimonio residuo di effettuare gli investimenti necessari per dare competitività alla società. Inoltre - continua Tilotta -, in questa situazione, è stato difficile affrontare una concorrenza sempre più aggressiva e spesso anche sleale - denuncia il presidente -. L'utilizzo di capitali illeciti o il mancato rispetto dei contratti collettivi determina nel settore l'alterazioni delle normali regole di mercato». Prima di arrivare alla decisione di mettere tutti in mobilità, la Coop, negli anni passati ha messo in pista un piano di riduzione dei livelli occupazionali con mobilità soft e la cassa integrazione straordinaria. Alla fine però ha gettato la spugna, complice l'elevato costo del lavoro, che secondo la società si attesta intorno al 14% dei ricavi. Una quota che non dà spazio alla competizione.

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