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Fico d’India con pochi semi, i passi avanti della ricerca

Rosolino Romano, produttore a Roccapalumba: “Importante la collaborazione con l’università. Se i risultati finali saranno positivi daremo un valore aggiunto a questo frutto tanto buono e apprezzato”

PALERMO. Il fico d’India con pochi semi? Non è un’eresia. Lo dimostrano alcuni studi che la facoltà di agraria sta portando avanti con il supporto di alcuni produttori. Tra questi c’è Rosolino Romano, dell’azienda agricola biologica “Garufa” di Lucia Bonanno a Roccapalumba, in provincia di Palermo, dove ha preso il via la Sagra del Fico d’India.
“La collaborazione con la facoltà di Agraria di Palermo – dichiara Romano - ci spinge sempre più a perfezionare le tecniche di coltivazione favorendo la produzione di frutti di ottima qualità: attualmente stiamo portando avanti degli studi su alcune piante di fico d’India che, abbiamo notato, riescono a produrre dei frutti con pochissimi semi. Se i risultati finali saranno positivi di certo potremo dare valore aggiunto a questo frutto tanto buono ed apprezzato”.
Romano conferma l’aumento della produzione dovuto anche all’incremento della domanda. “Grazie alla maggiore sensibilità dei consumatori attenti a ciò che mangiano, le richieste di questo frutto sono aumentate. Parte della produzione viene trasformata in liquore ed in confettura, la collaborazione poi con un apicoltore ci ha permesso di produrre pure un miele”. E ancora: “Roccapalumba è un paese prettamente agricolo. Mentre però le produzioni zootecniche sono esigue e quelle cerealicole fallimentari,  il fico d’India è stato l'innovazione dell'attività agricola del territorio tanto che da un ventennio a questa parte si respira un entusiasmo diverso, positivo. Ricordando la prima sagra, posso dire che abbiamo fatto passi da gigante sia come manifestazione sia come sviluppo del territorio. Questa manifestazione è da stimolo per i produttori a fare sempre di più anche se a volte non si capiscono le iniziative intraprese, pertanto penso che le politiche agricole abbiano un ruolo fondamentale ed i produttori debbano impegnarsi a suggerire spunti che solo un operatore agricolo può sapere affinché  le parole diventino fatti ”.
G.B.

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