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Fondazione Curella: "Cala l'occupazione in Sicilia"

Il report è stato realizzato con il Diste Consulting. Nonostante i timidi segnali di ripresa di inizio anno, gli indicatori prefigurano una situazione stagnante con consumi in diminuzione e aumento del debito delle famiglie

PALERMO. Segna il passo l'economia in Sicilia: anche se nel primo semestre 2011 si intravedono timidi segnali di ripresa, gli indicatori statistici sembrano prefigurare una situazione di sostanziale stagnazione. Diminuiscono i consumi e aumenta l'indebitamento delle famiglie, calano gli investimenti e la bilancia commerciale porta il segno meno. E' il quadro che emerge dal 36/mo Report Sicilia, realizzato dal Diste Consulting e della Fondazione Curella, presentato a Villa Malfitano, a Palermo. Secondo l'indagine, nel 2010 e nel primo trimestre 2011 l'occupazione è diminuita dello 0,9 per cento e il calo degli occupati ha riguardato in particolare il settore delle costruzioni, che ha registrato un crollo del 7,3%, e dell'industria (-4,5%). Le attività legate al turismo, invece, hanno beneficiato della ripresa del flusso dei vacanzieri, dopo un triennio di flessioni. Nel 2010 le presenze turistiche hanno registrato un discreto recupero, con la crescita dei flussi provenienti dall'estero.    Gode di buona salute anche l'export, che nel primo trimestre dell'anno ha registra una crescita del 27,9 per cento su base tendenziale, a fronte di un aumento del 18,4% su scala nazionale. Secondo l'indagine, infine, il prodotto interno lordo dovrebbe attestarsi nel 2011 attorno allo 0,8 per cento contro un aumento dell' 1 per cento circa a livello nazionale. "Dalle analisi contenute in questo rapporto - ha detto Alessandro La Monica, presidente Diste Counsulting - si evincono alcuni segnali positivi, indice questo che la congiuntura migliora. Ma da un punto di vista strutturale le conseguenze della crisi sembrano, per la nostra debole economia, irreparabili". Per il presidente della Fondazione Curella Pietro Busetta "bisogna puntare sulle imprese e sulle aziende, fulcro dell'intera economia regionale. L'unica via di uscita è quella delle carte in regola, degli investimenti privati, della deregolamentazione amministrativa e del dimagrimento del pubblico".

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