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Aziende sanitarie, diminuisce il deficit Ma i conti sono ancora in rosso

Nel 2010 il debito oscilla fra gli 80 i 111 milioni: in calo rispetto agli anni scorsi, quando raggiunse i 900 milioni. Fra le Asp ha fatto peggio di tutte quella di Messina che registra un buco da 33,9 milioni. Palermo ha chiuso il 2010 in attivo: più 566 mila euro

PALERMO. Le Aziende sanitarie e gli ospedali hanno fatto registrare un deficit nel 2010 che oscilla fra gli 80 i 111 milioni: in diminuzione rispetto agli anni scorsi, quando raggiunse i 900 milioni. Negli enti che gestiscono i parchi naturali il debito accumulato nell’ultimo anno è stato di 2 milioni e 253 mila euro. I principali Istituti autonomi per le case popolari hanno chiuso con un buco da 4 milioni e mezzo. Sono alcuni dei dati che compongono il primo dossier ufficiale sugli enti pubblici realizzato dal governo. Una fotografia della galassia che ruota attorno alla Regione (e al suo bilancio) da cui emergono più luci che ombre.
Fra le Asp (Aziende sanitarie provinciali) ha fatto peggio di tutte quella di Messina che registra un buco da 33,9 milioni. Quella di Catania è in rosso per 17,2 milioni e quella di Agrigento per 9,8, mentre a Caltanissetta ed Enna il buco si aggira sugli 8 milioni. La Asp di Palermo ha chiuso il 2010 in attivo (+566 mila euro) e quella di Ragusa ha fatto meglio di tutte (+11,8 milioni). Fra gli ospedali, i dati più negativi riguardano il Civico di Palermo (-25 milioni) e Villa Sofia (-11,6). In rosso anche il Papardo (-7,4 milioni) e il Policlinico di Catania (-7,4). Mentre hanno fatto meglio il Cannizzaro di Catania (in attivo per 1,2 milioni) e il Policlinico di Palermo (+1,4).
Il totale, come detto, segna un rosso pari a 111,7 milioni. Ma la tabella fornita dall’assessorato alla Salute ai colleghi dell’Economia indica cifre non definitive: «A bilanci consuntivi, fra qualche settimana - spiega Salvatore Sammartano dell’assessorato alla Salute - le perdite si limiteranno a 70 o 80 milioni. Molto al di sotto del disavanzo programmato col ministero che prevedeva per il 2010 un buco di circa 150 milioni. Inoltre le cifre indicano comunque un trend in discesa perché nel 2007 il buco era di 900 milioni e ora siamo a meno di 100». L’assessore Massimo Russo sottolinea che «sono state realizzate misure strutturali» e che «saremmo in condizione di ridurre le aliquote Irap e Irpef, compatibilmente con le esigenze del bilancio regionale. Adesso la nuova sfida è quella di migliorare l'assistenza sanitaria sviluppando l'offerta territoriale, abbattere le liste d'attesa e ridurre la mobilità passiva». In assessorato inoltre è iniziata la verifica sui risultati dei manager nominati nell’estate 2009.
Ma il dossier fa emergere che il settore pubblico «allargato» registra perdite in modo generalizzato. Spiccano il debito da 1,2 milioni della Fiera di Palermo nel 2010 e i 216 mila euro di deficit dell’ente portuale di Messina. L’Ircac ha fatto registrare perdite per 9 milioni e la Crias per 910 mila euro. Tre dei cinque parchi sono in rosso: quello dei Nebrodi (-1,6 milioni), quello dell’Etna (-1,2) e quello delle Madonie (-1,1). Fra gli Iacp che hanno risposto all’indagine dell’assessorato all’Economia, quello di Siracusa ha registrato un rosso di 1,6 milioni, quello di Trapani ha un segno meno di 5,4 milioni e quello di Enna è sotto per 1 milione.
L’assessore all’Economia, Gaetano Armao, precisa che «non è automatico che il debito di questi enti venga trasferito alla Regione. E poi bisogna vedere se il patrimonio vale più del debito e se ci sono anche crediti da riscuotere. In ogni caso abbiamo già trasmesso alle partecipate nuove norme per controllarne in modo più stringente la gestione. Norme che estenderemo a tutti gli enti». Ma per Cateno De Luca, deputato di Sicilia Vera, il dossier dice molto di più: «Se si guarda alla situazione complessiva e non al solo bilancio 2010 in tutti questi enti ci sono passività certe per 4 miliardi e attivi per 5 miliardi. Significa che a fronte di debiti certi ci sono crediti incerti».
Il dossier è stato realizzato dal servizio Vigilanza - guidato da Angela Antinoro, insieme con Gabriella Santaguida e Giuseppa Matranga - fra fine gennaio e marzo e inviato all’Ars a fine aprile. Armao precisa nella lettera di accompagnamento che l’analisi «è parziale perché i bilanci non sono ancora completati e perchè enti come i consorzi di bonifica, i teatri, l’Esa o l’Istituto Vite e vino non hanno risposto. E fra quanti hanno risposto sono fioccati errori e imprecisioni».

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