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Lombardo, alleanza con i centri commerciali

A Catania faccia a faccia fra il governatore e i rappresentanti della grande distribuzione. “Dirò loro che devono stare tranquilli, non chiuderanno nei giorni più produttivi, come la domenica, significherebbe diminuzione dei fatturati, meno occupazione”

PALERMO. «La riforma del commercio non può passare soltanto dal numero delle aperture e delle chiusure domenicali dei negozi. Credo l'abbiano capito tutti, è una strada che non spunta». Ad affermarlo è il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, che sottolinea invece la volontà del suo governo di arrivare a soluzioni condivise con tutte le parti sociali, avendo al fianco come alleato proprio la grande distribuzione: è quella parte di imprenditoria che da giorni ha acceso i fari sulle ricadute economiche negative in caso di numero eccessivo di chiusure domenicali. Ed è proprio questo l'elemento che sembra aver bloccato il cammino del disegno di legge a Sala d’Ercole.
Il Lombardo-pensiero, però, va oltre. «Domani (oggi per chi legge, ndr), incontrerò a Catania i rappresentanti della grande distribuzione - dice Lombardo - e dirò loro che devono stare tranquilli, non chiuderanno nei giorni più produttivi, come la domenica, perché ciò significherebbe diminuzione dei fatturati, meno occupazione. Che senso avrebbe bloccare quelle strutture che ormai sono nel territorio? - si chiede il presidente -. Li facciamo aprire e li mettiamo in competizione con le piccole imprese che invece, hanno diritto al loro spazio».
Poi il presidente entra nei particolari. «Io sono per liberalizzare al massimo le aperture, ma con le regole. E a condizione che il nostro prodotto locale possa far parte del circuito della grande distribuzione. Per questo motivo ci siamo presi una pausa di riflessione rimandando il testo in commissione».
Il progetto è ambizioso. Ma ci sono diversi ostacoli tra l'idea del governatore e il varo finale della riforma del commercio, finora rimasta al palo tra le polemiche delle organizzazioni di categoria. Uno dei principali nodi riguarda la produzione agroalimentare, che non può reggere il passo della grande distribuzione, che per definizione organizza la vendita su grossi quantitativi di merce.
«Purtroppo - continua Lombardo - non abbiamo un'offerta della produzione agroalimentare che può reggere i grandi mercati. Questo dipende anche dalla filiera produttiva troppo lunga. Il primo passo sarà accorciarla: tagliare le intermediazioni parassitarie, dove a volte si cela la criminalità, e dare al mercato un marchio Sicilia di qualità e garanzia». Lombardo conta molto sull’aiuto della grande distribuzione proprio per piazzare il made in Sicily: «Sarebbe assurdo se, accanto al nostro latte prezzato a 70 centesimi, la grande distribuzione mettesse latte non siciliano a un prezzo minore. Abbiamo bisogno anche di lealtà».
Intanto la discussione sul ddl Venturi si riaprirà il prossimo martedì. Il presidente della commissione regionale alle Attività produttive, Salvino Caputo, ascolterà per primo il presidente della Camera di commercio di Palermo, Roberto Helg. «Abbiamo concordato con il vicepresidente Pino Apprendi - ha detto Caputo - di assicurare una corsia preferenziale e di rincontrare tutti i rappresentanti del commercio siciliano. Soltanto così potremo riscrivere un testo che sia condiviso da tutti». Interviene anche la Uiltucs che ha guidato la protesta dei commessi: «Le aperture domenicali non potranno andare sopra il tetto di venti - dice il segretario regionale della Uiltucs, Pietro La Torre -. Contiamo pure sul riposo infrasettimanale».

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