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In Sicila rottura fra governo e Confindustria

Botta e risposta fra Lombardo e gli industriali che denunciano immobilismo: bisognerebbe rimboccarsi le maniche mentre invece si tira a campare. Stizzito il presidente della Regione: si piangono addosso per il piacere di farlo

PALERMO. Il Prodotto interno lordo quasi fermo, il crollo dell’occupazione, gli investimenti insufficienti: per Confindustria Sicilia «l’economia va a rotoli» e per invertire la rotta «bisognerebbe rimboccarsi le maniche mentre invece si tira a campare». Frasi che provocano la stizzita reazione di Raffaele Lombardo: «Si piangono addosso per il piacere di farlo. E hanno pure un assessore di riferimento...». Ne viene fuori uno scontro senza precedenti che ufficializza la rottura fra governo e industriali.
L’analisi dei dati più recenti elaborati da Confindustria offre lo spunto al vicepresidente Giuseppe Catanzaro per denunciare di nuovo l’immobilismo del governo. Ulteriore presa di distanze che fa seguito alle più recenti critiche sul piano di trasformazione dell’Irfis («sarà un carrozzone politico»), sul precariato e sui ritardi nel rilascio delle concessioni nel settore dell’energia.
Secondo le ultime rilevazioni, esordisce Catanzaro, «il Pil reale della Regione nel 2010 è cresciuto di appena l’1,3%. Mentre nel 2011, secondo le stime, non andrà oltre lo 0,7%. E non consola il fatto che la crescita del 2010è stata superiore rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno, considerato che si tratta di decimi di punto percentuale». Lombardo non ci sta e rilancia: «Di quanto crescerà il Pil nel 2011, lo vedremo. E se nel 2010 si è fermato all’1,3% significa che è cresciuto più che nel resto d’Italia.
Il governo si sta sforzando di superare la crisi economica. Gli industriali si informino col loro assessore, Venturi, per capire cosa fa la giunta».
Tuttavia secondo, l’associazione guidata in Sicilia da Ivan Lo Bello, «per recuperare, il Pil dovrebbe crescere nel settore manifatturiero a un ritmo di almeno il 4% annuo in termini reali per i prossimi5 anni. Ma per far ciò occorrerebbe dare impulso agli investimenti privati e pubblici.
Mentre le previsioni ci indicano che nel 2011 gli investimenti fissi lordi cresceranno appena dell’1,6% e quelli in macchinari del 3,3%, valori troppo bassi per sperare in una ripresa e ridare fiducia al sistema delle imprese».
Alla crisi delle imprese corrisponde un crollo dell’occupazione. E Catanzaro ricorda che «poca attenzione ha avuto Il dato preoccupante riguardante l’occupazione. Nel terzo trimestre del 2009, infatti rispetto all’anno precedente si sono persi circa 60.000 posti di lavoro, con una punta di 22.000 posti in meno nel solo settore dell’industria in senso stretto». E se questi sono gli ultimi dati ufficiali disponibili, ufficiosamente Confindustria rileva che per il 2010 il bilancio sul fronte dell’occupazione sarà simile, drogato solo da un maggiore ricorso alla cassa integrazione.
Dati che all’associazione degli industriali servono soprattutto per invocare misure «che possano fare uscire dal limbo». E, per Catanzaro, a brevissimo termine la Regione potrebbe fare almeno due cose: «La riforma dei consorzi Asi in questo momento è ferma, eppure interessa l’economia reale e quella delle piccole e medie imprese. Il fatto che sia ferma
dimostra che non si vuole invertire la rotta». Inoltre, per Catanzaro, non è più rinviabile la nomina dei dirigenti generali dei dipartimenti, in particolare di quello delle Attività produttive che gestisce le politiche per il sostegno alle imprese. Confindustria ha già espresso la sua contrarietà a dare priorità alla legge elettorale piuttosto che alla Finanziaria.
Rispetto a questi appelli Catanzaro rileva che «nel dibattito politico di queste circostanze non c’è traccia, segnale di un’oggettiva assenza di attenzione rispetto all’economia reale». Anche nel momento della critica Catanzaro prova a salvare «lo sforzo di chi, anche nel governo, vuole innovare e cambiare».
Uno sforzo tuttavia, per Catanzaro, «stoppato dalla prevalente cultura della mediazione politica finalizzata al controllo della spesa pubblica e alle conseguenze in termini di gestione del consenso elettorale».
Lombardo replica a tono: «Venturi dovrebbe aver informato Confindustria che il governo è impegnato nel salvataggio dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. Sul fronte dell’occupazione
Stiamo evitando che perdano il lavoro gli operai della Cesame e della Keller. E la verità è che l’economia non va così ma le come si vuole far credere per altri motivi usando dati falsi. In realtà c’è una costante nascita di piccole imprese, che sfuggono al controllo di Confindustria, che superano la mortalità delle altre aziende. E inoltre danno più lavoro di altri».
Lombardo precisa che «la riforma delle Asi non può essere approvata se prima non si vara il bilancio, perché ha ricadute di carattere finanziario».
Mentre sul ritardo nella nomina dei dirigenti, che per Confindustria è concausa della paralisi amministrativa, Lombardo assume un impegno: «Domani completiamo il quadro. Anche Venturi dovrebbe aver pronta la sua nomina».

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