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Unicredit, Profumo alla porta: le deleghe a Rampl

L’amministratore delegato si è dimesso dopo la sfiducia arrivata dal Cda. Per lui una buonuscita da 40 milioni. Nelle prossime settimane sarà designato il successore

MILANO. Arriva al capolinea l'avventura di Alessandro Profumo in Unicredit. Il cda ha messo alla porta l'amministratore delegato revocandogli le deleghe e conferendole al presidente, Dieter Rampl, che ha ricevuto il mandato dal consiglio a proporre e identificare nelle prossime settimane il successore.
L'esito, non scontato ma atteso dal tam tam degli ultimi giorni, è arrivato dopo una giornata convulsa con le voci delle dimissioni che si sono rincorse fin dal mattino. Profumo ha voluto giocare le sue carte fino all'ultimo cercando la fiducia del consiglio. Ha trovato solo il voto favorevole del consigliere indipendente, Lucrezia Reichlin.    
È stato un board lungo (4 ore e mezza) cui ha partecipato anche Farhat Omar Bengdara, vice presidente ma soprattutto Governatore della Central Bank of Lybia che ha una quota del 4,98% dell'istituto. Si è trattato, si fa notare, di un consiglio che ha avuto anche toni accesi ma che ha puntato su una soluzione ampiamente condivisa. Il Cda ha offerto al manager la risoluzione consensuale del rapporto chiedendogli una risposta entro la mezzanotte, ma revocandogli le deleghe. La risposta non si è fatta attendere. "Ha firmato, ha rassegnato le dimissioni", ha detto la moglie Sabina Ratti lasciando, in tarda serata, lo studio legale Erede Bonelli Pappalardo. Solo all'una di notte, dopo che Profumo era rientrato in banca per ufficializzare il suo addio, è uscito il comunicato ufficiale dell'istituto. Nel frattempo alla spicciolata hanno lasciato la sede di Piazza Cordusio i vice del banchiere."E finita un'era, ma Unicredit va avanti", ha commentato Paolo Fiorentino.  
Ora però per la banca che contende il primato in Italia alla 'rivale' Intesa Sanpaolo, si apre un periodo di 'interregno' con il presidente che dovrà gestire le deleghe lasciate vacanti da Profumo in attesa che sia individuato un nuovo capo azienda. E già si è scatenato il toto-nomine. Negli ultimi giorni sono circolati diversi profili: da Gianpiero Auletta Armenise (già alla guida di Ubi Banca) a Matteo Arpe, ex numero uno di Capitalia ora a Banca Profilo. A questi si sono poi aggiunti Enrico Tommasso Cucchiani, numero uno di Allianz Italia, e Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca. Ma sono ipotesi, le ultime due, giudicate fantasiose.       
La giornata per Profumo, da 15 anni nel gruppo a cui ha dato un'impronta internazionale, è iniziata presto. Un ingresso rapido in banca scivolando da un'entrata diversa da quella principale per 'bruciare' l'assalto dei cronisti. Poi è iniziato il giorno più lungo per l'ex McKinsey boy con gli avvocati del manager, da una parte, e quelli dell'istituto, dall'altra, seduti a trattare e a limare l'accordo, fino all'ultimo dettaglio, per l'uscita di scena da Piazza Cordusio (si parla di un assegno da 40 milioni di euro, 2 milioni in beneficenza, ha voluto la moglie Sabina Ratti).
I rapporti già tesi con i soci, e in particolare con le Fondazioni, sono precipitati negli ultimi giorni. A dare una spallata l’”affaire” Tripoli e, in particolare, la gestione del rafforzamento della Lia nell'azionariato con i libici che hanno rastrellato in piena estate il 2,59%. Una mossa che ha sorpreso non poco lo stesso Rampl, completamente all'oscuro e che ha inasprito di fatto il dialogo con Profumo.
L'ex numero uno di Hvb ha poi trovato la sponda, da una parte, del vicario il veronese Luigi Castelletti (tra i due, si fa notare, ci sarebbe grandissima sintonia) e, dall'altra, di Fabrizio Palenzona altro suo vice ed espressione della torinese Crt. Un malumore che oltre a correre sull'asse del Brennero, si è quindi rafforzato con tutti gli azionisti forti pronti a rompere l'idillio e a mettere in discussione l'amministratore delegato.

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