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Falsi piatti made in Italy, affari per 50 miliardi

Pizza col pollo, tiramisù senza mascarpone, panna nella carbonara. Come all'estero tradiscono le ricette del Belpaese e come ci guadagnano

BRUXELLES. Dagli spaghetti alla bolognese, tra i piatti più conosciuti al mondo e sicuramente il preferito dagli inglesi, ma sconosciuto dai veri bolognesi, alla pasta alla carbonara in cui i belgi rinnegano il pecorino per aggiungere la panna, fino al tiramisù made in Olanda ma privo dell'insostituibile mascarpone. Sono solo alcuni esempi, per non parlare della pizza al pollo o della pasta al pesto con mandorle o pistacchi in cui vengono "tradite" le specialità italiane servite all'estero.
Una mancanza di chiarezza sulle ricette Made in Italy, denuncia oggi la Coldiretti  "che offre terreno fertile alla prolificazione di prodotti alimentari taroccati, e all'estero sono falsi tre prodotti di tipo italiano su quattro. Se così non fosse le esportazioni agroalimentari tricolori potrebbero quadruplicare in quanto il mercato mondiale delle imitazioni di cibo Made in Italy vale oltre 50 miliardi di euro". I dati emergono dal Forum in corso a Bruxelles dedicato al 'Made in Italy sulle tavole dei cittadini europei'' a cui partecipano anche i ministri dell'agricoltura e della pesca Giancarlo Galan e delle politiche europee Andrea Ronchi.    
Il rischio è quindi che il falso Made in Italy si radichi nelle tavole internazionali togliendo spazio a quello autentico e banalizzando le specialità nostrane. Basti pensare che dopo il Parmesan, è stato scoperto in Romania il Parmezan, ma anche la Fontina svedese, il Parmi olandese, la polenta che diventa "palenta" in Montenegro, il barbera bianco presentato in un supermercato rumeno, il Cambozola in Germania o la pasta Milaneza venduta in Portogallo.
Le sorprese aumentano - continua la Coldiretti - se si esaminano le numerose catene di fast food, che all'estero si ispirano al Made in Italy: solo negli Usa se ne contano 22 con un giro di affari di 5,3 miliardi di euro, e oltre 2.500 punti vendita. Senza contare l'offerta di piatti italiani pronto uso, che di italiano hanno poco o nulla, sugli scaffali dei supermercati esteri. Per l'organizzazione agricola solo una filiale tutta italiana può garantire l'arrivo anche sui mercati esteri di prodotti  genuinamente Made in Italy.

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