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Fiat, i panini della gente per gli operai sul tetto

Prima notte all'addiaccio per i diciotto licenziati dopo che il Lingotto ha interrotto il rapporto con la loro ditta. La solidarietà degli altri lavoratori

Termini Imerese. Stabilimento Fiat, Termini Imerese, ore 11,45, sono passate esattamente 24 ore da quando i diciotto operai della Delivery email sono saliti sul tetto del capannone della Fenice Edf. Protestano e non hanno intenzione di mollare la presa di fronte al licenziamento arrivato dopo la decisione del Lingotto di riassorbire le attività di pulizia non rinnovando il contratto alla ditta.
Ore di attesa trascorse al freddo. Ma la prima lunga notte è passata e ora è arrivato anche il sostegno dei familiari. Un viavai di parenti ma anche di gente proveniente dai paesi vicini e da Palermo, che lasciano alla guardiola bevande ed ogni genere di alimenti, da panini a dolci da far recapitare agli operai.
Una solidarietà a distanza però perché la sicurezza ha imposto il divieto di salire sul tetto, anche ai familiari più stretti. Il motivo lo spiega Ferdinando Parrigno, responsabile della sicurezza dei lavoratori della Fenice Edf per conto della Fiat. “Il tetto non è in cemento armato ma è fatto di lamiera, coibentato e lamina. E’ un rischio per gli operai stessi stare lì sopra. Siamo qui ad assisterli 24 ore su 24, ma siamo preoccupati. Facciamo noi da tramite tra loro e gli altri, e siamo operativi per qualsiasi emergenza". Come quella che si è presentata stamattina. "Abbiamo fatto salire gli infermieri del 118 - racconta Parrigno - per soccorrere uno degli operai sul tetto. Ha due ernie uscite alla quarta e alla quinta vertebra, che perdono liquido. Gli hanno fatto delle iniezioni ma lui non ha voluto saperne di scendere. E’ rimasto con i suoi compagni”.
Neanche i rappresentanti dei tre sindacati Fiom, Uilm e Fim hanno avuto il permesso per raggiungere il tetto. Sono rimasti a presidiare a turno il piazzale davanti al capannone sempre con i cellulari all’orecchio, in comunicazione costante con gli operai. E proprio grazie al cellulare riusciamo a sentire uno di loro, Antonio Tarantino. La sua storia è simile a quella dei suoi colleghi. Padri di famiglia con moglie e figli piccoli a carico, tutti da 20-25 anni impiegati nell’azienda ed ora senza futuro. A lui abbiamo chiesto un resoconto della protesta. “Abbiamo passato la notte al gelo, la protezione civile ci ha fornito di sacchi a pelo. Ma non bastano. Abbiamo fatto richiesta di materassini su cui distenderci e magari delle tende, per ripararci dall’umidità. Gli alimenti non mancano. Ma non è il freddo che temiamo. Noi non scenderemo da qui finché non arriverà una risposta da parte della Fiat. Abbiamo invece paura per il futuro delle nostre famiglie. Siamo tutte famiglie con uno stipendio. Per la tipologia di contratto, ogni due tre anni, era prevista la scadenza con automatico rinnovo. Questa volta però il rinnovo non è arrivato". Tarantino è stanco ma la voce per difendere il suo lavoro è forte: "Ho due figli, uno di otto anni ed uno di diciassette. Loro non sono ciechi, ascoltano, osservano, hanno capito la situazione anche se cerchiamo di dare loro la massima serenità. In queste ore le nostre mogli si trovano a gestire una situazione familiare insostenibile. Molte vorrebbero venire qua e stare accanto a noi ma non possono abbandonare certo i figli".
Un triste destino annunciato ma c’è la volontà di non arrendersi. Attorno agli operai della Delivery si sono stretti tutti gli altri operai dello stabilimento, che in questi giorni e per i prossimi a venire hanno deciso di scioperare per alcune ore ogni giorno. Una protesta corale che durerà sino a giorno 29, data in cui è previsto un tavolo con il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola. Intanto in serata si attende una convocazione richiesta al Prefetto da parte dei  rappresentanti sindacali.

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