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I sindacati a Marchionne: Termini unica speranza per il territorio

Epifani (Cgil): “Non abbandoneremo i precari”. L’Ugl: “Più produzione in Italia e meno all’estero”

"C'é una rigidità di Fiat che non si giustifica. Siamo pronti a soluzioni che tengano conto anche dei problemi della Fiat, però non possiamo abbandonare questi lavoratori, né disperdere tutto quello che loro hanno fatto. Su questo l'impegno della Cgil è totale". Così il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, risponde ai lavoratori precari della Fiat di Pomigliano, avvenuto a margine di un'assemblea promossa dai sostenitori della mozione di maggioranza al prossimo congresso della Confederazione. "Abbiamo tavoli di confronto anche a Roma - ha aggiunto - per dare a Termini Imerese la prospettiva che deve avere nel settore dell'auto, perché non c'é nessun'altra attività che può dare lavoro, in un'area dove non c'é altro".
Secca, invece, la risposta all’amministratore delegato della Fiat, da parte del segretario della Fiom di Termini Imerese, Roberto Mastrosimone: "Marchionne affronta la questione Termini Imerese in modo non veritiero. Parla di equilibrio tra domanda e offerta? Bene, in Italia si producono 600 mila auto e se ne vendono un milione. La Fiat dunque aumenti la produzione, dato che l'Italia è all'ultimo posto in Europa nel rapporto tra produzione-consumi. La Fiat dovrebbe rispettare quello che un anno fa condivise con i sindacati: produrre la nuova Lancia Ypsilon a Termini Imerese".
Sulla stessa linea il segretario nazionale dell'Ugl Metalmeccanici, Giovanni Centrella: "Fiat deve produrre più auto in Italia invece che all'estero, solo così si potranno salvaguardare gli stabilimenti  italiani e tutelare l'occupazione. Il sindacato - conclude - sta lavorando per tutelare al meglio i lavoratori e lo stesso dovrebbe fare il Lingotto. Termini Imerese rappresenta l'unica fonte economica di tutto il territorio ed è impensabile uno stop della produzione".
Fa appello al senso di responsabilità il segretario confederale della Cgil, Susanna Camusso: "Non è il sindacato ma l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, a dover dimostrare senso di responsabilità di fronte all'ipotesi di chiudere uno stabilimento nel Mezzogiorno. Il senso di responsabilità deve averlo la Fiat che deve dare una prospettiva a quello stabilimento".

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