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Il ritorno amaro ai luoghi dell'infanzia nel nuovo romanzo di Nonuccio Anselmo

Nonuccio Anselmo

Si chiama “D’estate andavamo a Iosi” il nuovo libro del giornalista Nonuccio Anselmo. Il romanzo rappresenta il seguito ideale di “Katuso”, pubblicato l’anno scorso con lo stesso editore. “Non è un seguito nei personaggi e nei luoghi, è un seguito di vita, quasi ‘storico’” spiega l’autore, ex capo redattore del Giornale di Sicilia. Anselmo è sempre rimasto molto legato a Corleone, paese del padre, dove ha trascorso gli anni della giovinezza e al quale ha dedicato numerosi saggi.

In Katuso un gruppo di giovani vitelloni di paese, cacciati dal tempo, erano stati costretti a lasciare le loro stravaganze e ad emigrare, perentoriamente richiamati dalla vita. Ma la storia di questi ex vitelloni non è finita qui. Ogni estate, in altre forme e con altri nomi, ma con lo stesso destino, tornavano per passare la villeggiatura nella celebre e rinomata stazione estiva del loro paese. E si portavano appresso i figli, ragazzi e ragazze giovanissimi, che per passare senza eccessivi traumi quel periodo incomprensibile, finivano col fare comunella, con l’aiuto di coetanei del luogo.

Siamo in pieni anni Sessanta. Ma per scoprire quanto siano stati “mitici”, per loro o almeno per una rappresentanza di loro, dovranno passare cinquant’anni. Calipso e Giorgio hanno lasciato un conto aperto, un conto d’amore incredibilmente sopravvissuto. E finalmente arriva il momento di riannodare quel filo rimasto pendente.

Ma dopo tanto tempo, soddisfatta la promessa d’amore, si dovrà comunque, in qualche modo, pagar pegno. Si scoprirà che quel mondo sognato e ancora vivo nella memoria, non esiste più. Sono scomparsi i protagonisti, è scomparsa perfino l’immagine dei protagonisti – e in mezzo secolo questo è nel conto – ma sono stati terremotati incredibilmente anche i luoghi.

E quel centro di villeggiatura, tanto amato e tanto vissuto con la forza della giovinezza, ha perduto sostanza anche lui. È rimasto soltanto il nome, ma adesso nessuno va più a viverlo immaginando di vivere l’estate. I visitatori di un tempo non ci sono più e i figli – i protagonisti di allora – hanno scoperto che le spiagge della Toscana, della Liguria e dell’Adriatico sono molto più vicine. E non solo: hanno pure il mare. Resta l’ipotesi d’amore riannodata in extremis prima che il nuovo millennio travolgesse anche quella.

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