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Claudio Gioè su Gattopardo racconta la sua Màkari

Un Gattopardo per evadere, almeno con la mente, in questa Pasqua ancora blindata. A partire dalle location di Màkari, la serie tv che – tra apprezzamenti e critiche – ha comunque fatto il piano di spettatori, anche per i paesaggi mozzafiato che mezza Italia chiusa in casa può limitarsi a sognare. Sole, mare, ristoranti al chiaro di luna, flirt, chiacchiere, libertà. Niente mascherine, niente paura, niente minacce. La natura amica.

Ecco quindi Claudio Gioé sulla copertina del numero del mensile in edicola da oggi (in abbinamento con il Giornale di Sicilia e con la Gazzetta del Sud), attore impegnato che questa volta – racconta – si è divertito a giocare con la leggerezza e il disincanto del personaggio creato dalla penna di Gaetano Savatteri.

Da qui un tuffo nella vera Macari che ha ispirato i romanzi e la serie, un mucchio di case silenziose e appartate a un tiro di schioppo dalla vivacissima e famosa San Vito Lo Capo. Poche case bianche, il mare cristallino, il profilo di Monte Cofano a chiudere il golfo. Un luogo finora custodito dagli habitué che ne amano il silenzio, i profumi, e soprattutto il tramonto spettacolare. Un luogo di cui è parte integrante Marilù Terrasi, attrice e antropologa che quarant’anni fa lo scelse per aprire il suo albergo-ristorante Pocho affacciato sul mare, personaggio che ispira la Marilù della serie tv. È lei a raccontare i segreti di questi luoghi che sembrano così vicini a quello che il tempo della pandemia ha insegnato al Paese: il valore del tempo, il contatto con la natura, il piacere delle relazioni autentiche.

Una consapevolezza che ha innescato un cambiamento personale e sociale e che permea due storie raccontate da Gattopardo: quella di un gruppo di amici di Torino, pensionati e lavoratori autonomi, che in occasione del primo lockdown si è rifugiata a Panarea e ha deciso di restarci, trascorrendo un intero anno nell’isola, con pochissime comodità e la gioia delle cose semplici. E quella di Alberto Gasperi, una vita ai piani alti degli uffici creativi di grandi griffe della moda – da Benetton a Gianni Versace – e adesso l’approdo a Palermo, come luogo di un nuovo inizio e di una ricerca di sé.

Un nuovo modo di vivere, sostenibile, che ha cambiato anche il mondo della scuola, con il moltiplicarsi degli asili nella natura, luoghi all’aperto dove i bambini crescono e imparano, a partire da quel che vedono accadere intorno a loro. Una pedagogia insieme antica e modernissima che convince un numero sempre maggiore di genitori, da un capo all’altro dell’Isola.

E infine un omaggio a Dante, nei settecento anni dalla sua morte, con un’intervista ad Aldo Cazzullo che ne ha raccontato nel suo ultimo libro il rapporto con i luoghi dell’Italia (anche con quelli della Sicilia, dall’Etna allo Stretto di Messina). Già, perché trecento anni prima dei Grand Tour nel Belpaese dei viaggiatori europei, Dante ha portato nella sua Divina Commedia una sorta di Grand Tour, costellato da memorie di territori e di incontri. Un viaggio che tutta Italia conta presto di tornare a fare.

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